<Poesia per un
ragazzo> [1125 ca.] [1]
Ad puerum
anglicum
|
A un
ragazzino inglese
|
Ave, puer
speciose, qui non queris precium
qui te dono
conparari summum ducis vicium;
in quo decor
et honestas delegit hospicium;
forma cujus
sibi capit oculos spectancium. |
Salve, bel
ragazzino, che non cerchi guadagno,
che ritieni
vizio sommo farti comprare con un dono,
nel quale Decoro
e Onestà hanno scelto di abitare,
la cui bellezza
cattura a sé gli occhi di chi guarda. |
Crinis flavus,
os decorum cervixque candidula,
sermo blandus
et suavis; sed quid laudem singula?
Totus pulcher
et decorus, nec est in te macula;
sed vaccare
castitati talis nequid.[2].formula. |
Capelli biondi,
viso splendido, collo candidetto,
parola dolce
e soave... Ma perché singole lodi?
Sei tutto
bello e leggiadro, non hai un difetto,
ma tanta bellezza
non può mancare di castità [2]. |
Cum natura
te creavit, dubitavit paululum
si proferret
te puellam, an proferret masculum;
sed dum
in hoc eligendo mentis figit oculum,
ecce prodis,
in cummune natus ad spectaculum. |
Quando la natura
ti creò, dubitò un pochino
se farti
ragazza, o farti maschio;
e mentre fissava
la mente su questa scelta [3],
eccoti qui,
nato per lo stupore generale. |
Postquam
vero tibi manum extremam adibuit,
est mirata
quia talem te creasse potuit;
sed naturam
in hoc solum erravisse patuit,
quod, cum
tanta contulisset, te mortalem statuit. |
Quando poi
ti diede l'ultima mano
si stupì
di averti potuto creare tale;
ma la natura
ha commesso un unico errore,
che, avendoti
conferito tanti doni, ti ha fatto mortale. |
Tibi nequid.[2].conparari
quislibet mortalium,
quem natura
sibi fecit singularem filium;
in te sibi
pulcritudo legit domicilium,
cujus nitet
caro cara, candens uti lilium. |
Nessun
mortale può [2] essere paragonato
a te,
che Natura
ha fatto per sé come unico figlio;
la bellezza
ha eletto il proprio domicilio in te,
di cui la cara
carne splende, candida come giglio. |
Crede mihi,
si redirent prisca Jovis secula,
Ganimedes
jam non foret ipsius vernacula;
sed tu,
raptus in supernis, grata luce pocula,
gratiora
quidem nocte Jovi dares oscula. |
Credimi, se
tornassero i tempi antichi di Giove
non sarebbe
Ganimede
il suo schiavetto,
ma tu, rapito
lassù, daresti di giorno gradite bevande,
e di notte
a Giove baci ancora più graditi. |
Puellarum
juvenumque votum extas publicum;
te suspirant
et exoptant quem noverunt unicum.
Errant quidem,
inmo peccant qui te vocant Anglicum;
et vocalem
interponant, et dicant angelicum. |
Sei il desiderio
generale di ragazze e giovani:
te sospirano
e desiderano, sapendoti unico.
Sbaglia perciò,
anzi pecca chi ti dice Anglico,
e aggiungendo
una vocale, ti dica Angelico [4]. |
L'autore ringrazia
fin d'ora chi vorrà aiutarlo a trovare immagini e ulteriori dati
su persone, luoghi e fatti descritti in questa scheda biografica, e chi
gli segnalerà
eventuali errori contenuti in questa pagina. |
Note
[1]
Da: Thomas Stehling, Medieval latin poems of male love and friendship,
Garland, New York and London 1984, p. 70 (parzialmente online
sul sito della Mulatta records
(con traduzione inglese), perché la poesia è stata musicata
da Dave Soldier).
La
traduzione dal latino, inedita, è mia. (Ringrazio Pierluigi
Gallucci per il l'aiuto prestato).
Ilario
d'Inghilterra (un discepolo di Pietro
Abelardo) ha scritto, oltre a questa, altre composizioni d'amore per
ragazzi, che si leggono anch'esse nell'antologia di Stehling.
Il
testo latino è ritmato e rimato.
[2]
Leggo nequit ("non può") invece di nequid ("affinché
non").
[3]
Letteralmente: "mentre fissava l'occhio della mente su"...
[4]
Gioco di parole
già attribuito a papa Leone Magno che, colpito dalla bellezza di
alcuni schiavi angli, avrebbe esclamato: "Non
Angli sed angeli". |