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Hilarius anglicus / Ilario d'Inghilterra (floruit circa 1125)

Giovane uomo. Da un manoscritto del 1196.
Giovane uomo. Da un manoscritto del 1196.
<Poesia per un ragazzo>  [1125 ca.] [1]
Ad puerum anglicum
A un ragazzino inglese

Ave, puer speciose, qui non queris precium
qui te dono conparari summum ducis vicium;
in quo decor et honestas delegit hospicium;
forma cujus sibi capit oculos spectancium.

Salve, bel ragazzino, che non cerchi guadagno,
che ritieni vizio sommo farti comprare con un dono,
nel quale Decoro e Onestà hanno scelto di abitare,
la cui bellezza cattura a sé gli occhi di chi guarda.

Crinis flavus, os decorum cervixque candidula,
sermo blandus et suavis; sed quid laudem singula?
Totus pulcher et decorus, nec est in te macula;
sed vaccare castitati talis nequid.[2].formula.

Capelli biondi, viso splendido, collo candidetto, 
parola dolce e soave... Ma perché singole lodi?
Sei tutto bello e leggiadro, non hai un difetto,
ma tanta bellezza non può mancare di castità [2].

Cum natura te creavit, dubitavit paululum
si proferret te puellam, an proferret masculum;
sed dum in hoc eligendo mentis figit oculum,
ecce prodis, in cummune natus ad spectaculum.

Quando la natura ti creò, dubitò un pochino
se farti ragazza, o farti maschio;
e mentre fissava la mente su questa scelta [3],
eccoti qui, nato per lo stupore generale.

Postquam vero tibi manum extremam adibuit,
est mirata quia talem te creasse potuit;
sed naturam in hoc solum erravisse patuit,
quod, cum tanta contulisset, te mortalem statuit.

Quando poi ti diede l'ultima mano
si stupì di averti potuto creare tale;
ma la natura ha commesso un unico errore,
che, avendoti conferito tanti doni, ti ha fatto mortale.

Tibi nequid.[2].conparari quislibet mortalium,
quem natura sibi fecit singularem filium;
in te sibi pulcritudo legit domicilium,
cujus nitet caro cara, candens uti lilium.

Nessun mortale può [2] essere paragonato a te,
che Natura ha fatto per sé come unico figlio;
la bellezza ha eletto il proprio domicilio in te,
di cui la cara carne splende, candida come giglio.

Crede mihi, si redirent prisca Jovis secula,
Ganimedes jam non foret ipsius vernacula;
sed tu, raptus in supernis, grata luce pocula,
gratiora quidem nocte Jovi dares oscula.

Credimi, se tornassero i tempi antichi di Giove 
non sarebbe Ganimede il suo schiavetto,
ma tu, rapito lassù, daresti di giorno gradite bevande,
e di notte a Giove baci ancora più graditi.

Puellarum juvenumque votum extas publicum;
te suspirant et exoptant quem noverunt unicum.
Errant quidem, inmo peccant qui te vocant Anglicum;
et vocalem interponant, et dicant angelicum.

Sei il desiderio generale di ragazze e giovani:
te sospirano e desiderano, sapendoti unico.
Sbaglia perciò, anzi pecca chi ti dice Anglico,
e aggiungendo una vocale, ti dica Angelico [4].

L'autore ringrazia fin d'ora chi vorrà aiutarlo a trovare immagini e ulteriori dati su persone, luoghi e fatti descritti in questa scheda biografica, e chi gli segnalerà eventuali errori contenuti in questa pagina.

Note

[1] Da: Thomas Stehling, Medieval latin poems of male love and friendship, Garland, New York and London 1984, p. 70 (parzialmente online sul sito della Mulatta records (con traduzione inglese), perché la poesia è stata musicata da Dave Soldier).

La traduzione dal latino, inedita, è mia. (Ringrazio Pierluigi Gallucci per il l'aiuto prestato).

Ilario d'Inghilterra (un discepolo di Pietro Abelardo) ha scritto, oltre a questa, altre composizioni d'amore per ragazzi, che si leggono anch'esse nell'antologia di Stehling.
Il testo latino è ritmato e rimato.

[2] Leggo nequit ("non può") invece di nequid ("affinché non").

[3] Letteralmente: "mentre fissava l'occhio della mente su"...

[4] Gioco di parole già attribuito a papa Leone Magno che, colpito dalla bellezza di alcuni schiavi angli, avrebbe esclamato: "Non Angli sed angeli".


Ripubblicazione consentita previo permesso dell'autore: scrivere per accordi.

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