Lex "Non patimur urbem
Romam" [390 d.C.] [1]
Impp. Valentianus,
Theodosius et Arcadius Augg. ad Orientium vicarium urbis Romae. |
Gli imperatori
Valentiniano, Teodosio e Arcadio, augusti, ad Orienzio, vicario per la
città di Roma. |
Non patimur
urbem Romam virtutum omnium matrem, diutius effeminati in viro pudoris
contaminatione foedari, et agreste illud a priscis conditoribus robur fracta
molliter plebe tenuatum convicium saeculis vel conditorum inrogare vel
principum, Orienti carissime ac jucundissime nobis. |
Non sopportiamo
che la città di Roma, madre di tutte le virtù, sia
più a lungo infangata dalla macchia del comportamento effeminato
nel maschio, e che quella forza rustica dei primi fondatori, infranta mollemente
dal popolino, porti ingiuria ai tempi dei nostri fondatori o degli
imperatori, Orienzio carissimo e graditissimo a noi. |
2.
Laudanda igitur experientia tua omnes, quibus flagitii usus est virile
corpus muliebriter constitutum alieni sexus damnare patientia, nihilque
discretum habere cum feminis, |
2. Perciò
la tua lodevole esperienza purgherà tramite le fiamme
vendicatrici tutti coloro che praticano l'infamia di condannare il
loro corpo maschile, travestito da femminile, alla passività
del sesso opposto (al punto che non differiscono in nulla dalle femmine), |
occupatos,
ut flagitii poscit immanitas, atque omnibus eductos, pudet dicere, virorum
lupanaribus spectante populo flammae vindicibus expiabit, |
dopo averli
arrestati, come richiede l'enormità del crimine, e portati tutti
fuori (ci si vergogna a dirlo) dai bordelli maschili, in presenza
del popolo, |
ut universi
intellegant sancrosanctum cunctis esse debere hospitium virilis animae
nec sine summo supplicio alienum expetisse sexum qui suum turpiter perdidisset. |
in modo che
tutti capiscano che dev'essere sacrosanto il contenitore dell'anima virile,
e che chi abbia perso turpemente il suo sesso, non potrà aspirare
a quello altrui senza subire l'estremo supplizio.[2]. |
L'autore ringrazia
fin d'ora chi vorrà aiutarlo a trovare immagini e ulteriori dati
su persone, luoghi e fatti descritti in questa scheda biografica, e chi
gli segnalerà
eventuali errori contenuti in questa pagina. |
Note
[1]
Dalla Mosaicarum et romanarum legum collectio, V, 3. In:
Fontes
iuris romani antejustiniani, parte 2, Barbera, Firenze 1940.
Il testo da
"omnes, quibus" in poi è ripreso dal Codex
theodosianus,
IX
7, 6.
Il mio testo
latino è tratto da schwulencity.de,
la traduzione è mia (verificata su quelle di Cantarella e
Dalla).
Il testo latino
è online anche nelle Laws
of Theodosius I.
Questo testo
fu inglobato anche nella Collatio
legum mosaicarum,
(del 390/428 d.C.), che ho commentato in altra pagina di questo sito.
[2]
Dalla descrizione del corpo come "contenitore dell'anima" è evidente
l'ispirazione cristiana di questa legge (la seconda, dopo
quella del 342), che si pensa abbia introdotto il rogo per analogia
con il supplizio di Sodoma
e Gomorra.
Questa legge ebbe grande
importanza storica, perché fu dalla sua riesumazione, ad opera dei
commentatori bolognesi del XIII secolo, che la pena del rogo fu rimessa
in vigore (il
primo rogo è attestato nel 1277).
Non è chiaro se la
legge colpisse solo i prostituti, o i "sodomiti passivi" in generale.
Si noti comunque che essa punisce i prostituti per essere stati passivi
nel rapporto sessuale, ma non i loro clienti "attivi".
Non si tratta quindi
di una legge contro la sodomia, come si pensò nel Medioevo,
bensì contro la confusione dei ruoli sessuali.
Su di essa si veda: Eva
Cantarella, -
Secondo
Natura, Rizzoli, Milano 1995, e Danilo
Danna,
Ubi Venus mutatur, Giuffrè, Milano 1987. |