Decreto antisodomia
di Milano [1447] [1]
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Capitanei
et defensores libertatis illustris et excelsae communitatis Mediolani. |
Noi
capitani e difensori della libertà dell'illustre ed eccelsa comunità
di Milano. |
Dilecte
noster. |
Nostro carissimo. |
Ad solidandum,
augendum, ornandum hujus nostrae caeptae libertatis optabilem statum, non
magis conveniens quam necessarium arbitramur virtutum coli decentiam,
abbominari vitiorum sordes; ita <e>.n.<im> et suscepti a Deo muneris
grati videbimur, et accumulatiores ab ejus
omnipotentia gratiarum sperare poterimus largitiones. |
Poiché
vogliamo consolidare, aumentare e ornare questa nostra desiderabile condizione
di libertà che abbiamo ricevuto, reputiamo non solo appropriato,
ma addirittura necessario coltivare il decoro delle virtù
e disprezzare le brutture dei vizi; infatti in questo modo ci mostreremo
grati a Dio del suo dono, e potremo sperare dalla sua onnipotenza elargizioni
di grazie ancora più ricche. |
Animadvertentes
igitur quam foedissimum et detestandum, quam horrendum sit innominabile
Sodomiae crimen, existimantesque quod impunitas incentivum parit, deliquendique
etiam malos efficere deteriores solet, deliberavimus, et mente nostra decreto
stabili firmavimus hoc execrabile exitium nullatenus tollerare. |
Riflettendo
dunque su quanto sia puzzolentissimo, detestabile e orrendo il crimine
innominabile della sodomia, e reputando che l'impunità di solito
crei un incentivo a commetterlo, e renda peggiori i già infetti
di quel vizio, abbiamo deliberato, e stabilito per nostra decisione, con
decreto durevole, di non volere più tollerare in alcun modo questo
esecrabile eccesso. |
Quamquam
igitur ad detrahendos ab hoc scelestissimo crimine qui in eo maculati sunt,
ad faciendum ne de caetero in tale crimen incidant posse satis et debere
sufficere videntur constituta per sanctissimas leges ac
statuta hujus civitatis, quam ita vulgarissimam ignorare quidem
non debent, ignis poena, |
E
nonostante sembri già che a distogliere da questo sceleratissimo
delitto coloro che se sono macchiati, e a far sì che non ci ricadano,
dovrebbe bastare la pena del fuoco stabilita dalle santissime leggi
e dagli
statuti di questa città, pena che essendo notissima non
possono certo ignorare, |
ut tamen
eorum infamis turpitudo reddatur prorsus inexcusabilis, volumus
et tibi mandamus, quatenus, his receptis, patenter ac pubblice, voce praeconis,
divulgari per solita hujus civitatis loca facias, |
tuttavia, per
rendere totalmente inescusabile la loro infame turpitudine , vogliamo,
e ti comandiamo che, appena ricevute le presenti lettere, tu faccia proclamare
per i luoghi consueti di questa città, apertamente e pubblicamente,
per voce del banditore: |
quod amodo
quisquis cujusvis status et conditionis existat, sive terrigena, sive forensis,
aut stipendiarius vel provisionatus, et generalite, quisquis se ab eo penitus
caveat et abstineat crimine, nec illud committere audeat quoquomodo; sciens
et ex certo tenens quod si dehinc illud incidisse comperietur, irremissibili
profecto, juxta legum sanctiones, punietur ignis poena. |
Che d'ora
in avanti qualunque persona, di qualunque stato e condizione sia, del territorio
o forestiera, stipendiata o redditiera, e in generale chiunque sia, si
guardi e si astenga totalmente da quel delitto, né osi commetterlo
in qualunque modo, sapendo e considerando certo che se si scoprirà
che fosse caduto in quel delitto, sarà punito irremissibilmente
colla pena del fuoco, secondo quanto previsto dalle leggi. |
Tuque deinde
ad investigandum et inquirendum de hujusmodi sceleratis et diligentiam
omnem, studium et curam adhibeas, et contra quoscumque quos amodo id crimen
perpetrasse comperies, debite procedas, eos, jure justitiaque mediante,
puniendo. |
Tu poi dovrai dedicare
ogni sforzo, diligenza e cura a investigare e a ricercare questi scellerati,
e dovrai procedere debitamente contro chiunque tu avessi scoperto colpevole
di questo delitto, punendolo in base al Diritto e per mezzo della Giustizia. |
In qua quidem
re, quo magis vigil magisque diligens fueris, eo magis honori debitoque
servies, et nostrae menti vehementissime complacebis. |
E quanto più
sarai vigile e diligente in questo incarico, tanto più servirai
l'onore e il dovere, e verrai incontro in massimo grado alla nostra intenzione. |
Et ut.[2].ab
ejusmodi delictis malefactores se abstineant, volumus quod accusatoribus,
seu denuntiatoribus ipsorum delictorum, cum bonis tamen inditiis, satis
fiat pro qualibet vice, et teneantur secreti, |
Ed affinché
i predisposti al male si astengano da questi delitti vogliamo che
agli accusatori o denuncianti di quei delitti si accordi (se avranno fornito
buoni indizi) un premio per ciascuna volta, e se ne tenga segreto
il nome, |
de ducatis
decem auri, ex et de bonis delinquentis, quam satisfactionem volumus per
te et successores tuos fieri debere, omni exceptione et contradictione
cessante. |
il quale premio
sarà di dieci ducati d'oro da prelevare dai beni del delinquente,
e vogliamo che tu e i tuoi successori lo paghino, abrogando qualunque eventuale
eccezione e regola contraria a ciò. |
Scribimus
etiam super hoc d. Bartolomeo Cacciae, capitaneo justitiae hujus
civitatis, cumquo volumus habeas intelligentiam in fieri facendis proclamationibus
praedictis. - |
Di questo scriviamo
anche al signor Bartolomeo Caccia, Capitano
di Giustizia di questa città, col quale vogliamo che
tu ti metta d'accordo per far fare i proclami sopra detti. - |
Mediolani,
die XVIII oct. 1447. |
Milano, il
giorno 18 ottobre 1447. |
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La celebre
miniatura di Cristoforo de Predis con Piazza Duomo di Milano nel 1476,
con la vecchia facciata del Duomo stesso.
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L'autore ringrazia
fin d'ora chi vorrà aiutarlo a trovare immagini e ulteriori dati
su persone, luoghi e fatti descritti in questa pagina, e chi gli segnalerà
eventuali errori in essa contenuti. |
Note
[1]
Da: Pietro
Verri, Storia di Milano [1783], Sansoni, Firenze 1963, cap.
16, nota 8, così come pubblicato
online dal progetto Manuzio (testo in formato .zip),
alla nota 655.
La traduzione
dal latino, inedita, è mia, e ingloba per quanto possibile quella
offerta dal Verri stesso (alquanto obsoleta). Neretti
ed acapo sono aggiunti da me.
Non ho scoperto
a quale responsabile dell'ordine pubblico di Milano fosse stata inviata
questa lettera (Verri non nomina né la fonte del testo né
il destinatario della lettera).
Molto bello
il commento del Verri a questo testo, che
ho messo online qui.
Verri nota
che mentre l'effimera Repubblica Ambrosiana correva il rischio di
cadere nelle mani di Francesco
Sforza (il che in
effetti accadde), i suoi governanti non sembravano aver nulla
di più utile da fare che proibire ai barbieri di lavorare di domenica,
o emanare questo bando contro l'omosessualità.
Verri paragona
esplicitamente queste condanne al rogo ai sacrifici umani offerti
nell'antichità alle divinità per ingraziarsele. Un'osservazione
assolutamente azzeccata.
[2]
Emendo qui un "tu" al posto di "ut".
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