"Grida" per Milano
[1476] [1]
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1476, indictione
nona, die 7 mensis Maij in Tertijs
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1476, indizione
nona, giorno 7 del mese di maggio all'ora terza.
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Considerando il magnifico
cavallere et exhimio doctore de leze, messer Iohanne Angelello da Bononia,
ducale
generale capitaneo de justizia de Milano etc., la grande gravezza
dell'horribile et sceleratissimo vitio sodomiticho, e li grandi
mali, penurie, tempeste ed altri infiniti dampni seguiti, et li quali continuamente
seguisseno per esso abominabile vizio; |
Il magnifico cavaliere ed
esimio dottore della legge messer Giovanni Angelello da Bologna, capitano
di giustizia ducale e generale di Milano ecc., considerando
il grave peso dell'orribile e scelleratissimo vizio sodomitico,
e i grandi mali, le carestie, le tempeste ed altri infiniti danni che ne
conseguono, e che continuamente seguono per colpa di questo abominevole
vizio, |
et
intendendo sua Magnificentia, che sono alchuni sporcati e ribaldi huomini,
quali non temendo Dio, ne Sancti, ne il suo judicio, vituperosamente commetteno
il dicto vitio con maschi et con femine prostribularie, e altre, |
ed
essendo sua Magnificenzia venuta a sapere che ci sono alcuni uomini sozzi
e criminali, che non temendo né santi né Dio, né il
suo giudizio, vituperosamente commettono il detto vizio con maschi
e con femmine del bordello, e altre, |
e volendoli
pro viribus
suis provedere et obviare, fa fare publica crida e bando: |
e volendo, per quanto può,
provvedere e rimediare, fa fare pubblica grida e bando: |
Che non sia alchuna persona
de qualuncha stato, grado e condictione voglia se sia, che ardischa ni
presuma commettere il dicto vicio sodomiticho, e contra natura,
con alcuna persona maschio, o femina, sì del postribulo, come
de altra condictione, de commettere esso vicio, sotto pena del
fuoco, e como se contene ne li statuti, decreti ed ordini ducali e
del comune di Milano. |
Che nessuna persona di
qualsiasi stato, grado e condizione qualsivoglia, ardisca o presuma commettere
il detto vizio sodomitico, e contro natura, con qualsiasi persona,
maschio, o femmina, sia del bordello sia di altra condizione, di commettere
questo vizio.[2].sotto
la pena del fuoco, così com'è previsto negli
statuti,
decreti ed ordini ducali e
del Comune di Milano. |
Certificando
caduna persona, che di ciò ne firà facto diligente inquisixione
e cercha, e firano puniti li agenti e li patienti; videlicet,
quilli che faranno et chi se lasseranno fare tale vitio, irremissibilmente. |
Rendendo
noto a tutti, che di ciò sarà fatta diligente inchiesta e
indagine, e saranno puniti gli attivi ed i passivi, cioè,
quelli che praticheranno e quelli che si lasceranno praticare tale vizio,
senza possibilità di perdono. |
Signat.
IOHANNES ANGELELLUS
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Firmato:
Giovanni Angelello.
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Laurentius Cixeranus,
notarius canzellarius, mandato subscripsit. |
Lorenzo Cizerano, notaio
cancelliere, su incarico sottoscrisse. |
Cridata fuit dicta crida
ad aregheriam, quae est in Broleto
Novo communis Mediolani, suprascripto die martis septimo mensis Maij,
in tertijs, sono tubarum praemisso. |
La presente "grida" fu gridata
all'arengario, che è nel Broletto
nuovo del comune di Milano, nel soprascritto giorno martedì
sette marzo del mese di maggio, all'ora terza, dopo aver suonato le trombe. |
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Il Broletto nuovo, tuttora esistente in Piazza Mercanti a Milano, in un'incisione settecentesca, prima della sopraelavazione voluta da Maria Teresa d'Austria.
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L'autore ringrazia fin d'ora chi vorrà aiutarlo a trovare immagini e ulteriori dati su persone, luoghi e fatti descritti in questa pagina, e chi gli segnalerà eventuali errori in essa contenuti. |
Note
[1] Il testo copiato da: Carlo Morbio, Storia dei municipij italiani, Società tipografica de' classici italiani, Milano 1846 (ristampa anastatica: Cisalpino-Goliardica, Milano 1972), vol. 6, Codice Visconteo-sforzesco 316 (1390-1497), p. 483.
La parafrasi in italiano moderno e le traduzioni degli incisi in latino, così come l'aggiunta di neretti e la divisione in paragrafetti, sono opera mia.
Si tratta non di una vera legge, ma di un decreto ("grida") della persona investita dell'ordine pubblico (il "Capitano di giustizia") di Milano, che richiama - non si sa con quanto successo - al rispetto delle leggi già in vigore a Milano contro la sodomia, come quella del 1447.
(Non ho ancora rintracciato il testo dei "decreti ducali" in materia qui espressamente citati).
Duca di Milano in quell'anno era Galeazzo Maria Sforza, che curiosamente è sospettato d'esser stato "sodomita" egli stesso.
[2] La ripetizione è nell'originale. |