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N. 2990
CAMERA DEI
DEPUTATI
PROPOSTA DI
LEGGE
d'iniziativa
del Deputato
ROMANO BRUNO
Presentata il
29 aprile 1961
Norme integrative
del Codice penale per la repressione della condotta omosessuale
ONOREVOLI
COLLEGHI! - Il Codice penale italiano raccoglie i reati sessuali in
quattro titoli, che concernono:
-
i delitti contro
la persona;
-
i delitti contro
la moralità pubblica ed il buoncostume;
-
i delitti contro
la famiglia;
-
i delitti contro
la pietà dei defunti.
Particolarmente
il Codice penale contempla come delitti, direttamente o indirettamente
connessi alla sessualità
-
l'adulterio;
-
la violenza
carnale,
-
gli atti di
libidine,
-
l'offesa al
pudore,
-
la corruzione
di minorenni,
-
la prostituzione,
-
il lenocinio
e la tratta delle bianche;
-
la seduzione;
-
le percosse,
-
le lesioni personali
o la morte nell'atto in cui viene scoperta una illegittima relazione carnale;
-
la necrofilia.
Per quanto concerne,
invece, la genitalità, il Codice penale contempla come delitti:
-
il parto prematuro,
-
l'aborto,
-
il contagio
di blenorragia e di sifilide,
-
la procurata
impotenza a procreare,
-
l'eccitamento
a pratiche contro la procreazione.
In base, pertanto,
all'articolo 1 dello stesso Codice penale, secondo il quale nessuno può
essere punito per un fatto che non sia espressamente preveduto come reato
dalla legge, la legislazione italiana esclude la punibilità
delle inversioni e delle perversioni sessuali, eccezion fatta per
la necrofilia. In altri termini la condotta sessuale che è propria
delle inversioni e delle perversioni non costituisce reato in sé
e per sé, a meno che non comporti qualcuna delle omissioni o commissioni
previste come delitto sessuale nei titoli del Codice penale cui si è
fatto cenno.
Una tale
concezione non è condivisa dal legislatore di molti altri paesi,
come l'Inghilterra,
l'America,
la Russia,
la Norvegia, la Danimarca, la Svezia, la Spagna, l'Austria, la Germania
Federale, la Grecia, la Francia,
l' Olanda, il Belgio.
In questi
paesi, infatti, la legislazione penale stabilisce sanzioni generalmente
severe contro le deviazioni sessuali, riconoscendo così il
diritto della società ad essere difesa dal dilagare della degenerazione
e del vizio.
Esistono
naturalmente talune spiegazioni che si ritengono valide per giustificare
questa specifica carenza della legislazione penale italiana. Tali spiegazioni
si rifanno ai seguenti princìpi:
-
necessità
di tutelare la libertà sessuale dell'individuo;
-
riconoscimento
della componente patologica che sarebbe a base di un'anomala condotta sessuale.
Questi princìpi,
tuttavia, anche se formulati ed espressi nella massima buonafede, non resistono
ad un esame critico condotto con rigorosa analisi scientifica e sociologica.
È quanto ci proponiamo di dimostrare.
Circa la
tutela della libertà sessuale dell'individuo, occorre anzitutto
intendersi chiaramente.
La libertà
sessuale, come la libertà in genere, qualunque sia il campo delle
sue manifestazioni, ha ovviamente dei limiti precisi di carattere etico
e di carattere sociale: questi limiti sono segnati dalla liceità
delle proprie azioni e dal rispetto della libertà altrui.
Se dunque,
parlando di tutela della libertà sessuale, intendiamo riferirci
alla liceità della libera determinazione di due individui di
sesso diverso di aver tra loro contatti, nella piena normalità
fisiologica e nel rispetto del pudore altrui, della pubblica decenza e
dei diritti di terzi, esprimiamo un concetto ovvio dal punto di vista giuridico-sociale,
anche se opinabile sotto il profilo delle convinzioni religiose e del costume.
Ma se il
concetto di libertà sessuale viene esteso sino al punto da ammettere
azioni contrarie all'ordine naturale e repellenti ad una sana morale
sessuale, tali anche da compromettere sotto molteplici aspetti l'ordinato
sviluppo fisiologico e psichico di un gran numero di individui e da provocare
preoccupanti perturbazioni e deviazioni in ogni strato sociale,
ciò significa falsare in modo pericoloso il senso delle parole,
confondere i limiti tra il bene ed il male, recare offesa alle finalità
etiche cui deve ispirarsi strutturalmente una società civile.
La libertà
sessuale va quindi tutelata nei confini che sono ad essa assegnati dall'ordine
naturale dei rapporti tra individui di sesso diverso e dal rispetto dei
diritti altrui.
Sembra peraltro
strano che in un paese come l'Italia, dove due fidanzati non possono scambiarsi
un bacio tra le romantiche ombre di un parco pubblico senza correre il
rischio di essere perseguitati da un poliziotto; dove si applicano le foglie
di fico alle statue e si agita accanitamente, e non sempre a proposito,
la censura sui cinema, sul teatro, sulla televisione, sui manifesti, quasi
fosse il vessillo di una crociata contro la perdizione; dove riesce molto
difficile squarciare il velo di pregiudizi e di ipocrisie che avvolge i
problemi del sesso in genere e parlare della necessità di impartire
ai giovani, nelle dovute forme, una sana educazione sessuale, senza sollevare
le più accese proteste di una falange di neomoralisti: sembra strano,
dicevamo, che in questo paese la legislazione punitiva sia ispirata a tanta
larghezza nei confronti delle anomalie di condotta sessuale che pur sono
configurate nella storia millenaria del diritto umano come colpe morali
passibili delle più severe e talora tremende punizioni.
Scrive autorevolmente
il [Rinaldo] Pellegrini (Sessuologia,
Padova, C.E.D.A.M., 1956), che pur difende una simile linea di politica
penale:
"La
tutela della libertà sessuale dell'individuo è siffattamente
predominante nel nostro diritto punitivo che anche per la maggioranza dei
reati specificamente sessuali si procede solo a querela di parte (atti
di libidine, violenza carnale, ratto, adulterio, ecc.) eziandio stabilendo
che la punibilità è esclusa, in talune contingenze, per successivo
matrimonio, sicché non manca di ironia il fatto di vederlo considerato
come un equivalente (o maggiore?) sostitutivo della pena; eziandio subordinando
talvolta la azione penale al requisito del pubblico scandalo come è
per l'incesto". |
Una siffatta
tolleranza, che diventa a nostro avviso del tutto assurda
nel caso delle perversioni sessuali, non può essere invero
collegata con la linea difensiva della libertà sessuale, di quella
lecita ed autentica che forse è proprio la più compressa
nel nostro paese a causa di pregiudizi diffusi, di insufficienti conoscenze
dei problemi del sesso, di fattori ambientali e sociali.
La libertà
sessuale, in quanto tale, non può che riferirsi ai rapporti tra
i due sessi esistenti, cioè rapporti tra due individui eterosessuali
e non certo ai rapporti tra omosessuali, o bisessuali (per non parlare
delle forme di vera e propria inversione sessuale), cioè tra quei
pervertiti che pretenderebbero di affidare quasi un valore di moralità
e di liceità alla teoria ed alla pratica del cosiddetto terzo
sesso.
Queste considerazioni
ci sembrano sufficienti per sottrarre qualsiasi validità e fondamento
al primo assunto.
Un discorso
più ampio merita certamente il secondo assunto, in base al
quale la società non potrebbe arbitrarsi di punire le deviazioni
sessuali in quanto tali, perché queste deviazioni sarebbero la conseguenza
di veri e propri stati morbosi.
Va qui detto
preliminarmente che il comportamento sociosessuale degli individui porta
al riconoscimento di un gruppo di soggetti le cui reazioni sono esclusivamente
dirette verso individui del sesso opposto (eterosessuali); di un
altro gruppo di soggetti che reagiscono sessualmente solo nei confronti
di individui del loro stesso sesso (omosessuali); di un terzo gruppo
di soggetti, infine, che reagiscono sia per contatti omosessuali sia eterosessuali,
a volte in epoche diverse della loro vita, a volte nella stessa epoca o
addirittura nello stesso giorno (bisessuali).
È
chiaro che mentre nel primo caso ci troviamo di fronte ad una attività
sessuale fisiologicamente e finalisticamente normale, nel secondo
e nel terzo caso dobbiamo registrare una più o meno grave deviazione
dalla normalità.
Importante
è dunque stabilire
se questa deviazione sia l'espressione di processi degenerativi patologici
in senso stretto, come taluni sostengono e come la grossa opinione pubblica
sembra propensa a sospettare, o non viceversa di perturbamenti di ordine
morale, sociale ed ambientale che possono essere in gran parte prevenuti
e repressi da parte della collettività, con opportuni strumenti
di ordine educativo e legislativo.
Occorre
intanto chiarire che nessuno nasce omosessuale. A partire dal 50°
giorno di vita endouterina l'embrione umano manifesta l'inizio del processo
di
differenziazione sessuale, in modo che alla nascita, ed
anzi, fin dal momento della fecondazione, come vedremo fra un momento,
il destino eterosessuale è anatomicamente ed inevitabilmente
segnato per tutti gli individui, salvo il caso raro di anomalie congenite
che citeremo e che nulla hanno a che vedere con la condotta omosessuale
comunemente intesa.
Per chiarire,
molto brevemente, questi concetti, è opportuno ricordare che nel
corso della vita endouterina si svolgono due grandi processi: quello del
determinismo del sesso e quello della differenziazione sessuale.
La determinazione
cromosomica del sesso avviene all'atto in cui uno spermatozoo viene
ad unirsi con una cellula uovo. Questa ultima reca sempre un cromosomo
[sic]
X, mentre lo spermatozoo può recare un cromosomo Y. Se lo spermatozoo
reca un X si avrà un organismo femminile (XX); se reca un Y si avrà
un organismo maschile (XY). Pur essendo quindi legata al seme del maschio
la determinazione cromosomica del sesso, non si può tuttavia escludere
una certa attività selettiva delle vie genitali femminili tra gli
innumerevoli spermatozoi impegnati nella cosiddetta "corsa all'uovo" (alla
fine, com'è noto, un solo spermatozoo riuscirà a penetrare
nella cellula uovo).
Fino al 46°
giorno della vita endouterina la gonade è perfettamente eguale nei
due sessi, essa è cioè indifferenziata
ed è bipotenziale. A partire dal 50° giorno, come abbiamo, detto,
sotto l'influenza cromosomica determinata all'atto della fecondazione,
la gonade comincia differenziarsi. Se "deve" evolvere in senso femminile,
si determina lo sviluppo della sua componente corticale, mentre regredisce
la componente midollare; se invece il destino cromosomico è per
un organismo di sesso maschile, sarà la componente midollare a svilupparsi
e quella corticale a regredire.
Arte romana
del sec. I d.C., Ermafrodito
Se, dunque,
i cromosomi controllano lo sviluppo gonadale, la gonade a sua volta controlla
la differenziazione dei genitali interni ed esterni. Esiste infatti una
bipotenzialità di sviluppo anche dell'apparato genitale: ogni feto
dispone infatti di un duplice apparato di dotti genitali: i dotti
di Müller, che possono differenziarsi solo in senso femminile,
ed i dotti di Wolff, che possono differenziarsi solo
in senso maschile.
Anche
qui la differenziazione ha un carattere competitivo: nella femmina
dallo sviluppo dei dotti di Müller derivano le tube, l'utero e la
porzione superiore della vagina, mentre i dotti di Wolff regrediscono e
si ritrovano come residui nella donna adulta (epooforon,
paraooforon e dotto di Gartner); nel maschio dallo sviluppo dei
dotti di Wolff derivano l'epididimo, il dotto deferente le vescichette
seminali, mentre degenerano i dotti di Müller lasciando residui nell'uomo
adulto (appendice testicolare, utricolo prostatico).
Tale processo
di differenziazione ha inizio nel corso del terzo mese di vita endouterina.
Successivamente
si ha la differenziazione del seno urogenitale e dei genitali esterni.
Così
nella femmina dal seno urogenitale si differenzia la parte inferiore della
vagina ed il vestibolo con le ghiandole del Bartolini, dal fallo derivano
il clitoride e le piccole labbra, dal rigonfiamento genitale le grandi
labbra. Dalle stesse strutture originano nel maschio il pene, i corpi cavernosi
e lo scroto.
In qualsiasi
delle tappe di questo sviluppo sessuale, si
possono tuttavia determinare delle anomalie. Si possono quindi avere
alterazioni nel processo, di differenziazione cromosomica del sesso, nel
processo di differenziazione delle gonadi e dei genitali esterni.
Una interessante
e pregevole pubblicazione a tal riguardo si deve allo Andreoli ("Gazzetta
Sanitaria", aprile-maggio 1960), che riporta una completa classificazione
delle anomalie sessuali congenite.
Non sarebbe
qui pertinente approfondire i diversi quadri di queste anomalie:
basterà soltanto rilevare che gli aspetti clinici di tali
arresti o deviazioni di sviluppo sono generalmente rilevabili in modo abbastanza
netto (sindrome di Klinefelter, sindrome di Turner, pseudoermafroditismo
maschile
e femminile,
ecc.) e spesso si accompagnano ad altre anomalie congenite quali il cubitus
valgus, la coartazione della aorta, un ritardato sviluppo mentale, varie
anomalie scheletriche, ecc.
In questi
casi, pertanto, che sono rari in senso assoluto ed addirittura rarissimi
in rapporto alla impressionante diffusione della condotta omosessuale,
il quadro patologico si impone, talora in modo indiscutibile, talaltra
in modo sufficientemente chiaro.
In ogni caso
non è assolutamente detto che tali soggetti minorati siano destinati
ad adottare una condotta omosessuale o bisessuale.
Taluni di
essi possono essere sterili, pur adottando una condotta assolutamente normale;
altri possono essere opportunamente restituiti ad una sufficiente normalità
anatomica e fisiologica attraverso interventi chirurgici ed appropriate
cure, altri ancora sono deficienti o tarati psichici, incapaci di rapporti
sociosessuali.
Sempre,
tuttavia, il medico accorto riesce ad identificare i segni più o
meno marcati di un quadro realmente patologico.
Ma si
tratta, come abbiamo detto, di casi molto rari, talora addirittura
sfruttati per discutibili spettacoli di varietà nei locali notturni
delle maggiori città del mondo. In realtà l'uomo nasce
per la donna, e la donna per l'uomo, con un destino inevitabile stabilito
all'atto della fecondazione e finalisticamente rivolto alla riproduzione
della specie.
Peraltro,
più che far riferimento ad un "destino omosessuale" conseguito
all'atto della nascita, i sostenitori della tesi patologica hanno trovato
un valido sostegno nella teoria originale di Freud,
esposta nell'opera famosa ."Tre
contributi alla teoria della sessualità", ed in una
folta schiera di psicoanalisti che, in tutto il mondo, si adoperano a sostenerne
i postulati.
Freud
accetta senz'altro il destino eterosessuale dello individuo: ma
egli ritiene che la sessualità si sviluppi attraverso una successiva
integrazione di istinti elementari. Poiché molteplici fattori di
natura psicologica possono influire su tale processo di sviluppo, le
perversioni sarebbero il frutto di un arresto di coordinamento psichico,
si manifesterebbero, cioè, come "frammenti di uno sviluppo inibito"
e come "infantilismo". Di qui la necessità dell'opera dello psicanalista
per rimuovere i complessi originari; cioè le cause di questo arresto
di coordinamento.
Noi non intendiamo
certamente discutere Freud,
né alcuni tra i più insigni psicanalisti viventi, come Alexander,
Gillespie, Lacan,
Eidelberg, che si sono specializzati nel trattare i problemi della
perversione sessuale.
Ci affidiamo,
invece, alle discussioni ed agli studi che in tutto il mondo sono stati
condotti sull'argomento e che hanno portato a conclusioni ben diverse,
certamente molto autorevoli e da considerarsi ormai definitive.
Secondo tali conclusioni, dunque, gli individui che praticano una condotta
omosessuale o bisessuale non sono degli ammalati psicomentali, bensì
dei soggetti moralmente deviati, cioè dei viziosi nel vero senso
della parola.
Tale
è anche la tesi che emerge obiettivamente dai due più recenti
documenti in materia, di importanza mondiale, che abbiamo consultato: il
ben noto Rapporto
Kinsey ed il Report
of the Committee on Homosexual Offences and Prostitution,
quest'ultimo presentato al Parlamento inglese nel settembre 1957 dal Segretario
di Stato per l'interno e dal Segretario di Stato per la Scozia [2].
Una possibile
soluzione finale del problema omosessuale,
"inspiegabilmente"
sfuggita a Bruno Romano.
Il discorso
è invero diverso per talune forme di anomalie sessuali che
implicano necessariamente una psicodegenerazione od una psicosi
autentica, quali ad esempio la citata necrofilia, il grande sadismo,
l'esibizionismo, l'erotomania.
È
ovvio che in questi casi ci troviamo di fronte ad individui che sono in
realtà più o meno gravemente incapaci di intendere e di volere
e per i quali la società deve provvedere con misure di sicurezza
adeguate alla loro palese affezione patologica.
Più
difficile è stabilire un limite tra la psicodegenerazione ed
il vizio nelle forme di inversione sessuale proprie di individui dediti
alla bestialità, cioè a contatti con animali.
In generale
tuttavia le inversioni sessuali, come la necrofilia e la bestialità,
costituiscono manifestazioni repellenti all'istinto e vanno, a nostro avviso,
inquadrate tra le psicodegenerazioni.
L'omosessualità
(o la bisessualità, che ne costituisce un aspetto) è in realtà
un pervertimento dell'istinto e non va confusa con l'inversione sessuale.
A tal riguardo
va anche detto che per inversione sessuale, in senso più
aderente alla lettera, dovrebbe intendersi quel
comportamento in base al quale il maschio fa la parte della femmina, e
viceversa.
Negli animali,
secondo gli studi di Ball, Beach, Stone, Young ed altri, l'iniezione di
ormone delle gonadi può in realtà provocare una simile inversione
nelle parti.
Molti clinici
hanno interpretato questi esperimenti come la prova
che [sic]
gli ormoni sessuali controllano l'omosessualità
o l'eterosessualità del comportamento di un individuo.
Ecco dunque
una terza tesi - quella
ormonale, dopo quella della origine congenita e quella delle
deviazioni psicomentali -, sostenuta per dimostrare il carattere patologico
della condotta omosessuale.
Nulla
di più falso. Negli animali trattati si determinano taluni atteggiamenti,
ma non si manifestano segni di "sentire contrario". Esperienze cliniche
ripetutamente condotte sul maschio umano hanno dimostrato che l'intensità
della sua attività sessuale è certamente potenziata
con la somministrazione di ormoni maschili, mentre la scelta dell'altro
sesso (cioè la sua preesistente etero - oppure omosessualità)
non viene modificata.
Così
è per la donna alla quale per ragioni terapeutiche si somministrino
ormoni maschili: possono rilevarsi a lungo andare fenomeni più o
meno modici di virilizzazione dei caratteri sessuali secondari, ma l'istinto
fondamentale non subisce modificazioni.
Riassumendo:
-
la perversione
sessuale non è, dunque, una malattia riportabile ad origini congenite,
perché abbiamo visto che le affezioni e le anomalie sessuali congenite
sono molto rare relativamente al numero di individui dediti a pratiche
omosessuali e presentano generalmente note cliniche individuabili con chiarezza.
-
Non è
una malattia psicomentale, non essendo possibile riscontrarvi alcun
sintomo obiettivo di tal natura, e considerando anche che la grande maggioranza
dei malati mentali, a differenza degli omosessuali, non commette reati
sessuali (a tal riguardo è opportuno ricordare che le malattie mentali
più frequentemente riscontrate tra gli psicopatici autentici che
hanno commesso reati sessuali sono la frenastenia, la distimia depressiva,
la paralisi progressiva, la demenza senile iniziale, l'epilessia, l'alcoolismo
e lo stupefacentismo cronico, i postumi di encefalite letargica, la nevrosi
ossessiva: tutte malattie, come si vede, individuabili con assoluta precisione
dal punto di vista clinico, mentre tra i malati psicomentali veri e propri
è tutt'altro che diffusa la condotta omosessuale).
-
Non è,
infine, una malattia riportabile a squilibri di natura ormonale, perché
tali squilibri danno luogo a sindromi cliniche complesse facilmente riconoscibili,
e perché la sperimentazione condotta attraverso la somministrazione
di ormoni maschili e femminili, sia sugli animali sia su individui della
specie umana, dimostra esattamente il contrario.
Il pervertito
omosessuale è, dunque, un soggetto psicosessualmente sano
ma di fatto immorale.
Il suo pervertimento,
la sua immoralità, si riconnettono a difetti educativi o ad abitudini
viziose e si manifestano con un distacco più o meno totale dalla
finalità biologica fondamentale dell'individuo.
<><><><><><><><><><><><>
A conclusioni
come quelle sopra riportate giungono anche, come abbiamo detto, con assoluta
obiettività, sia il Rapporto
Kinsey, sia il Rapporto
della Speciale Commissione al Parlamento inglese, del 1957.
In quest'ultimo
rapporto, particolarmente, si stabilisce come indirizzo da seguire per
il legislatore e per il magistrato che il criterio fondamentale per riconoscere
l'omosessualità come stato morboso a se stante è dato dalla
presenza di sintomi patologici clinicamente dimostrabili, eventualmente
legati con evidente catena di causa ed effetto a pregresse malattie.
Si comprende
perfettamente che una simile definizione esclude tassativamente la possibilità
di classificazione nosologica in almeno il 95 per cento dei casi di accertata
condotta omosessuale.
Tale condotta
è viceversa, nella enorme maggioranza dei casi, dovuta ad una degenerazione
volontaria del comportamento sociosessuale di un individuo, maschio
o femmina che sia, favorita da condizioni ambientali e perfino da abbietti
motivi di interesse.
Da queste
considerazioni e constatazioni scaturisce in tutta la sua immanenza la
necessità di affrontare con mezzi adeguati il dilagare di questa
grave piaga sociale.
E quando
si parla di "dilagare"
con particolare riferimento all'ltalia, non si afferma concetto lontano
dal vero, ché mentre fino a pochi anni or sono il fenomeno sembrava
costituire prerogativa di talune classi di intellettuali e di ricchi
borghesi dediti al culto di ogni forma di decadenza, oggi
viceversa il problema investe anche, in misura sempre più vasta,
le classi medie e popolari, con conseguenze che devono indurre alle
maggiori preoccupazioni.
Tale fenomeno
va indubbiamente considerato nel quadro generale del mondo moderno in cui,
mentre sul piano tecnico si determinano con ritmo stupefacente continui
e meravigliosi progressi, sul piano etico la tendenza naturale della
società si dimostra marcatamente regressiva. È questo
un mondo nel quale, come giustamente ha osservato Julius
Evola.[3]
in un recente ed interessante articolo sull'argomento, la labilità
interiore è la norma, come la mancanza di carattere, come la confusione
tra gli obiettivi che sono sopra di noi e quelli che sono al di sotto,
tra ciò che è bene e ciò che è male.
In una
simile società sono soprattutto i giovani che smarriscono facilmente
la percezione di tutto ciò che è differenziato e qualitativamente
auspicabile, per discendere senza accorgersene al livello di ciò
che è indifferenziato e che rappresenta non la conquista di sensazioni
nuove, bensì
il ritorno a condizioni di ibridismo e di promiscuità che fanno
abbassare l'uomo di molti gradini e
ne annientano progressivamente le sue migliori qualità e possibilità.
Si
aggiunga a tutto questo che non vi è forse campo come quello della
sessualità dove le suggestioni di regresso provenienti dall'ambiente
siano così attive ed efficaci.
Abbiamo
intanto già visto come dal punto di vista embriologico l'uomo e
la donna abbiano origine sessuale comune; possiamo anche affermare che
nessun uomo adulto lo è al cento per cento, come nessuna donna.
Il Weininger.[4]
ha formulato con esattezza la legge dell'attrazione sessuale
identificando questa, nelle sue forme più tipiche, nell'incontrarsi
di un uomo e di una donna in modo tale che la somma delle componenti di
maschilità e di femminilità di ciascuno dia complessivamente
un uomo assoluto e una donna assoluta.
Teoricamente
e sostanzialmente dunque persiste in latenza nella costituzione dell'individuo
adulto, in misura più o meno marcata, una qualificazione eterosessuale
che potrebbe in qualsiasi momento soggiacere ad un'azione di richiamo e
di risveglio.[5].
In queste
condizioni è facile ammettere che influenze ambientali e sociali
possano indurre individui labili, o inesperti, o tendenzialmente corrotti,
ad assumere atteggiamenti deviazionistici che lo [sic]
spingano ad attuare una condotta omo o bisessuale ed ogni altra forma
di perversione sessuale.
Che tale
sia in realtà il meccanismo scatenante della quasi totalità
dei casi di condotta omosessuale è dimostrato dalla enorme diffusione
che questa perversione ha raggiunto nel mondo intero, e segnatamente in
talune società umane [6].
Ciò
conferma quanto abbiamo detto circa l'importanza delle suggestioni deviazioniste
in questo settore delle attività umane, così come è
vero che il problema sessuale in genere è quello che, sin dagli
albori della storia,
passando attraverso tutte le civiltà antiche, orientali, medievali
e moderne, ha sempre mobilitato in modo inesauribile l'enorme interesse
dell'uomo.
È
anzi veramente stupefacente il rilevare il profondo contrasto esistente
tra la diffusa e sostanziale ignoranza dell'individuo nei confronti degli
aspetti biologici, psicologici e sociologici del problema sessuale, ed
il suo innato, storico interesse per il problema stesso, come dimostra
la incredibile quantità di materiale che la letteratura antica e
moderna offre sull'argomento: il che in definitiva, rende ancora più
facile il cedimento dell'individuo di fronte alle deformazioni suggerite
dall'esterno.
Né,
d'altra parte, è mai sfuggita l'importanza sociale del problema,
anche risalendo nel corso dei millenni. Troviamo infatti che l'omosessualità
(intesa come condotta omosessuale e non come omosessualità
latente), che è la più diffusa tra le perversioni
sessuali, è stata sempre considerata come una colpa contro la
morale e come un reato
punibile con le più gravi sanzioni sia dalla Chiesa ebraica
[sic]
sia da quella cristiana. La
stessa Bibbia narra della collera divina scatenata su Sodoma ed altre città
della Pentapoli, che furono sommerse e distrutte da un'orrenda pioggia
di fuoco e di zolfo per punire quegli abitanti della loro perversione sessuale.
Ed in realtà
il problema sessuale in genere, e quello delle deviazioni
sessuali in particolare, non costituiscono argomenti dei quali una società
civile possa disinteressarsi. In moltissimi paesi del mondo questi problemi
sono attentamente seguiti dal legislatore, nel duplice aspetto di intervento
che essi suggeriscono: quello di una sana educazione sessuale da
impartire ai giovani, collegando l'ambiente scolastico a quello familiare,
e quello della repressione delle deviazioni sessuali attraverso
sanzioni generalmente severe.
Ci sembra
comunque opportuno per meglio illustrare l'importanza sociale del fenomeno
e la necessità di instaurare anche nel nostro paese una legislazione
protettiva contro i crescenti pericoli di sovvertimento delle finalità
biologiche dell'individuo, dei valori della famiglia e dello stesso
ordine naturale della società, riportare brevemente taluni dati
del Rapporto
Kinsey.
Tali dati
si riferiscono alla popolazione americana e non sono esattamente applicabili
alla popolazione europea, ed a quella italiana in particolare: tuttavia,
nelle grandi linee, essi sono altamente indicativi e dimostrano come la
diffusione delle perversioni sessuali nella società moderna abbia
già raggiunto, o possa raggiungere, livelli impressionanti
e veramente preoccupanti.
Secondo
i dati Kinsey l'attività
omosessuale nel maschio della specie umana è assai più frequente
di quanto generalmente non si pensi. Almeno il 27 per cento degli individui
tra la pubertà ed i quindici anni ha avuto esperienze omosessuali.
Le cifre
aumentano costantemente nei gruppi di celibi più anziani: fra i
36 e 40 anni più di un terzo (38,7 per cento è la cifra rettificata
per la popolazione totale degli Stati Uniti) dei maschi non sposati hanno
qualche rapporto omosessuale e le cifre non rettificate indicano che circa
la metà dei cinquantenni non sposati si trova in questa situazione.
Nel matrimonio
l'incidenza più elevata è del 10,6 per cento tra i ventuno
ed i venticinque anni, mentre cade a circa il 2 per cento verso i 45 anni,
ed ancora più in basso nei gruppi più anziani. Tuttavia l'incidenza
dell'omosessualità è probabilmente più elevata anche
in questi soggetti, essendo più difficile che i soggetti sposati
si inducano a confessare le proprie attività.
Nel complesso
dei maschi adulti almeno il 37 per cento ha avuto qualche esperienza
omosessuale: ciò significa più di una persona su tre
di sesso maschile che s'incontra per la strada!...
Ma non è
tutto. Circa il 60 per cento dei ragazzi impuberi si danno ad attività
omosessuali, il che dimostra la enorme importanza di adottare misure le
quali possano prevenire soprattutto tra i giovani l'instaurarsi di una
deviazione sessuale.
Nel complesso
della popolazione maschile, tra la pubertà e la vecchiaia, tra celibi
e coniugati, circa il 7 per cento degli orgasmi deriva da contatti omosessuali.
Dal punto
di vista biosociologico soltanto la metà circa della popolazione
maschile ha un comportamento esclusivamente eterosessuale, e soltanto
una piccola parte è esclusivamente omosessuale.
In realtà
si deve quindi imparare a riconoscere ogni combinazione di eterosessualità
e di omosessualità nei temperamenti dei vari individui, e pertanto
tener conto delle predisposizioni più o meno deviazioniste.
Tanto più
importante è questa considerazione per il fatto che esistono certi
maschi in cui l'omosessualità, o meglio la condotta omosessuale,
è la conseguenza di una timidezza innata od acquisita, o
di altre caratteristiche della personalità che rendono loro difficile
stringere relazioni sociali, ond'è che tali soggetti trovano più
facile aver contatti con individui dello stesso sesso. In questi casi,
che sono abbastanza frequenti, la condotta omosessuale può essere
la conseguenza diretta di un'insufficienza sociale da correggere.
Queste cifre
che riguardano gli individui di sesso maschile sono già impressionanti
ma occorre aggiungere che l'omosessualità è ancora più
diffusa tra le donne che non tra gli uomini. Tuttavia, tra le donne
essa richiama assai meno l'attenzione perché assume più spesso
forme mascherate e perché un'eterosessualità passiva e l'adempimento
dei doveri coniugali riesce molto più facile per la donna omosessuale,
anziché per l'uomo.
I dati Kinsey
sono i più recenti ed aggiornati, ricavati in base ad una seria
indagine statistica condotta con obbiettivi metodi scientifici e sociologici:
ma altrettanto interessanti, anche se con indici meno elevati, sono i dati
di [Havelock] Ellis
per l'Inghilterra (1936: dal 2 al 5 per cento per i maschi, dal 4 al 10
per cento per le femmine), di Hirschfeld,
di Hamilton (1929: 17 per cento su maschi giovani) di Ramse
(1943: 30 per cento su maschi giovani), di Finger (1947: 27 per
cento su maschi giovani), di Terman e Miller, di Haire,
di Rosanoff, di Painter, di Moore, ecc.
Di questa
grave situazione, come abbiamo accennato inizialmente, si è preoccupato
il legislatore di molti paesi, tra cui l'Inghilterra,
la Russia,
I'America,
la Norvegia, la Danimarca, la Svezia, la Spagna, I'Austria, la Francia,
la Germania
Federale, l'Olanda, il Belgio e la Grecia.
In taluni
di questi paesi, come ad esempio la Svezia, oltre all'applicazione di sanzioni
nei confronti della condotta omosessuale e delle altre deviazioni sessuali,
molta importanza si va dando attualmente alla necessità di impartire
una sana educazione specifica ai giovani. Scrive il Kinsey:
"Lo scienziato
che studia il comportamento sessuale sembra avere più degli altri
l'obbligo di porre i risultati ottenuti a disposizione del massimo numero
di persone, poiché esistono ben pochi aspetti della biologia umana
che riguardino un maggior numero di individui.
Quasi tutti
gli uomini e le donne, gli adolescenti e i fanciulli nell'età più
giovanile, si trovano a volte di fronte a difficoltà che una più
ampia conoscenza delle questioni sessuali contribuirebbe a risolvere.
Come in altri
settori della scienza, la restrizione della conoscenza sessuale a un limitato
numero di professionisti, di medici, di sacerdoti, o di persone in grado
di leggere il latino, non è stata utile ai milioni di giovani e
di fanciulle, di uomini e di donne che abbisognano di tale conoscenza per
esserne guidati nelle loro attività quotidiane". |
Tale
concezione, che ci pare altamente civile e morale, non sembra purtroppo
che possa incontrare attualmente molto favore nel nostro Paese, dove spesso
si preferisce correre dietro ad obiettivi pseudosociali e non ci si decide
ad affrontare lealmente la cruda verità dei problemi di fondo se
non quando - ma non è poi troppo tardi? - le soluzioni si impongano
con la forza della crisi.
Ma il parlare
di impartire un'opportuna educazione sessuale ai giovani (e bisognerebbe
impartirla, in tantissimi casi, anche agli adulti!) indica la soluzione
forse più importante ed efficace, ma anche per il momento la meno
accessibile alla caratteristiche strutturali e politiche del nostro
ambiente sociale.
Non ci sembra,
viceversa, che non si possa almeno affrontare il problema di garantire
il popolo italiano - al pari di quanto avviene negli altri paesi civili
- dagli attentati continui e sempre più impudenti che vengono condotti
sul piano morale e biologico da una schiera impressionante di pervertiti
che in tutti gli ambienti sociali, ma soprattutto in quelli cosiddetti
intellettuali ed artistici, hanno valicato ormai ogni limite,
giungendo addirittura a promuovere vere e proprie organizzazioni a sfondo
concettuale, a teorizzare la... purezza artistica del vizio, elevandolo
a norma di costume superiore e scardinando così dalle fondamenta
le concezioni morali, i valori naturali, le direzioni psicologiche di una
normale e civile società.
Può
dunque una società nazionale, in cui anche i motivi religiosi postulano
nella sanità e nella moralità della famiglia la guida etica
primaria per tutti i cittadini, assistere inerte a questa rivoluzione
sessuale, a questa incredibile contaminazione organizzata da untori
sempre più numerosi, cinici ed aggressivi, consentendo ad
essi addirittura una sorta di attività pubblicistica attraverso
riunioni, convegni, il cinema, la letteratura, la radio e la televisione?
Chi difende i giovani da questo cancro sociale che li avvia ad una
vita di vergogna, di degradazione e di progressiva involuzione morale?
Ogni perversione
sessuale, ed in primo luogo la condotta omosessuale che si impone per
la sua diffusione, va a nostro avviso perseguita d'ufficio, come
delitto a se stante e come origine di altri delitti contro la società.
L'adescamento,
la corruzione dei giovanissimi, la violenza morale e psicologica, la violenza
fisica, la oscena morbosità sessuale, talvolta il delitto: ecco
i successivi traguardi della perversione sessuale, di cui ogni giorno
le cronache ci offrono esempi edificanti ed avvilenti.
Non esiste,
non può esistere giustificazione, per coloro che accettano un
simile stato di cose e che non intendono abbattere il comodo paravento
del vizio più turpe, sistemato per propria utilità dai cultori
e dagli apologeti del vizio stesso, nel falso segno della difesa della
libertà sessuale e della comprensione sociale verso inesistenti
componenti patologiche, siano esse congenite, ereditarie, ormonali o psicomentali.
D'altra
parte la società non si difende forse dai pazzi criminali?
Non condanna
i delitti a sfondo passionale?
Non affida
al magistrato, comunque, il giudizio motivato circa la presenza di attenuanti
e circa la facoltà di intendere e di volere dell'imputato?
Non si vede,
dunque, per quale ragione il Codice penale dovrebbe in questi casi, e soltanto
in questi casi, escludere aprioristicamente la punibilità di delitti
così gravi contro la morale e contro la società.
D'altra
parte se la legislazione di quasi tutti i paesi civili prevede a ragion
veduta la punibilità della condotta omosessuale, occorre pur logicamente
domandarsi se non sia la nostra società nazionale a perseverare
nell'errore.[7].
L'esame della
legislazione penale vigente negli altri paesi europei mette, infatti, in
evidenza l'esistenza di severe norme repressive contro l'omosessualità.
Tutti questi paesi considerano l'atto omosessuale un reato in sé
e per sé, comunque e dovunque avvenga, in pubblico o in privato,
consensualmente o attraverso violenza fisica, o morale, esercitata dall'attore
sul partner. Solo il Belgio e la Spagna, tra questi Stati,
considerano l'atto omosessuale punibile allorché avvenga attraverso
la violenza, o sia causa di pubblico scandalo o di offesa all'ordine pubblico.
Generalmente
nella legislazione non viene fatta distinzione tra sodomia ed altri atti
omosessuali, mentre in Inghilterra tale distinzione esiste e la
sodomia viene colpita con la massima sanzione che, per i casi di maggiore
gravità, giunge sino all'ergastolo. Tale distinzione viene mantenuta
anche nelle proposte avanzate nel "Rapporto"
al Parlamento del settembre 1957, limitando però l'applicazione
della pena all'ergastolo solo ai casi di sodomia perpetrati su soggetti
minori di sedici anni.
L'esame comparato
di queste legislazioni mette sempre in evidenza un'analogia di criteri
circa la gravità del reato omosessuale perseguibile, ed in particolare
circa le aggravanti a carico degli attori che scelgono partner di età
inferiore ai quindici-sedici anni, o che approfittino di circostanze favorevoli
che rendano inabile il partner stesso a qualsiasi resistenza attiva.
Come abbiamo
detto, la legislazione inglese è forse la più severa:
ma anche la norvegese giunge a contemplare l'ergastolo, mentre quelle
della maggior parte degli altri paesi citati giunge a contemplare pene
massime di dieci-quindici anni di reclusione.
Anche molto
severa, tra i paesi extra europei, è la legislazione degli Stati
americani, mentre in Russia
l'articolo 154 del Codice penale prevede esplicitamente la omosessualità
come reato perseguibile di ufficio.
Non sembrano
necessarie ulteriori considerazioni per dimostrare la urgente necessità
di inserire nel nostro Codice penale norme atte a perseguire d'ufficio
il reato di condotta omosessuale.
Tra tutte
le forme di perversione sessuale, questa ci sembra allo stato quella che
esiga provvedimenti diretti ed efficaci, onde ostacolare con tutti
i mezzi consentiti alla società il dilagare della corruzione
e della degradazione umana.
Gli articoli
che presentiamo all'approvazione degli onorevoli colleghi ci sembrano validi
a sintetizzare i concetti esposti ed a raggiungere le auspicate finalità.
Essi vanno inseriti opportunamente nel corpo dei quattro titoli che il
Codice penale italiano contempla in materia di reati sessuali.
Per tutte
le considerazioni e le ragioni esposte, confidiamo che la Camera voglia
approvare la presente proposta di legge:
.
PROPOSTA
DI LEGGE
ART. 1
Chiunque ha
rapporti sessuali, o commette atti idonei al raggiungimento di una finalità
sessuale con persona dello stesso sesso, è punito con la reclusione
da sei mesi a tre anni e con la multa da lire 50.000 a lire 500.000.
Se la persona
che commette tale reato ha un'età compresa tra i diciassette ed
i ventuno anni, la pena è ridotta della metà.
ART. 2.
Chiunque, essendo
maggiorenne, ha rapporti sessuali, o commette atti, idonei al raggiungimento
di una finalità sessuale con persona dello stesso sesso la cui età
sia inferiore ai diciassette anni, anche se quest'ultima persona sia consenziente,
è punito con la reclusione da cinque a dieci anni.
Se la persona
che commette tale reato ha un'età compresa tra i diciassette ed
i ventuno anni, la pena è ridotta della metà.
ART. 3.
Le pene di cui
ai precedenti articoli sono raddoppiate se l'attore ricorre alla violenza
fisica o approfitta di soggetti inabili a resistere per condizioni morbose,
o perché resi inabili con l'uso di stupefacenti, oppure di alcoolici,
oppure di altre sostanze idonee a diminuire la capacità di intendere
e di volere.
Le pene sono
del pari raddoppiate se l'attore abusi della sua condizione di autorità
nei confronti del partner, o ricorra alla corruzione con danaro od altri
beni, o se il fatto sia commesso in località aperta al pubblico
e dia luogo, o possa dar luogo, a pubblico scandalo.
ART. 4.
Chiunque a mezzo
della stampa, della radio televisione, del teatro, del cinema, di convegni
o riunioni dovunque tenuti e di ogni altro sistema di propaganda e diffusione,
si renda promotore, organizzatore od esecutore di azioni e manifestazioni
che abbiano come finalità l'apologia della condotta omosessuale
è punito con la reclusione da cinque a dieci anni.
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