Da: Il
Bellorofonte [1674] [1]
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Atto I, scena decimasettima
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Atto 1, scena 17
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/p.
27/ (Albimora,
Fasello)
ALBI. Sulla fronte, e sù la mano
Scritto
hà l'uomo il suo destino.
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/p.
27/ (Albimora, Fasello)
ALBIMORA: Sulla fronte, e sulle linee della mano,
ogni uomo porta scritto il suo destino. |
FAS.
Ma, se io son senza un quatrino,
grattar
posso il fabriano. |
FASELLO: Ma se io sono senza un quattrino,
<col destino> mi ci posso grattare l'ano. |
Atto
II, scena 10 [2].
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Atto
2, scena 10 [2].
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/ p. 46 / <Albimora,
Chiasso>
ALBI. Dimmi tù in cortesia, conosci Ercinda?
CHIA. Manco mal, servo in corte,
e il mio impiego, e il mio esercitio,
e di fare a ogn'un servitio [3].
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/p. 46/ (Albimora, Chiasso)
ALBIMORA: Dimmi tu, per cortesia: conosci Ercinda?
CHIASSO: Ci mancherebbe altro: servo presso la Corte,
e il mio impiego, e la mia professione,
è fare servizietti a chi li chiede [3]. |
ALBI. Digli, che ardo per lei,
/ p. 47 / CHIA. O questa è bella;
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ALBIMORA: Dille, che io ardo per lei,
/p. 47/ CHIASSO: Oh, questa è
bella! |
ALBI. Che la bramo in consorte,
CHIA. E più mi cresce,
ALBI. Quanto lieta sarò, se mi riesce.
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ALBIMORA: Che la voglio sposare,
CHIASSO: Lo stupore s'ingrossa...
ALBIMORA: E sarò felicissima, se ci riuscirò. |
CHIA. Se ella è donna, e voi donna,
come
sotto la gonna havrete poi,
da
dare al matrimonio i frutti suoi?
ALBI. Amor ci agiutterà,
CHIA. Nol credo,
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CHIASSO: Ma se lei è donna, e voi siete donna,
in che modo troverete sotto la gonna, poi,
quel che serve a rendere fecondo il matrimonio?
ALBIMORA: Amore ci aiuterà.
CHIASSO: Ne dubito...
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ALBI. All'hora.
L'effetto ne vedrai.
Fà cenno di toccargli il ventre.
CHIA. Se non tocco con man, non credo mai.
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ALBIMORA: Tu lasciami fare,
e vedrai cosa succederà.
(Chiasso fa il gesto di toccarle i genitali).
CHIASSO: Se non tocco con mano, non ci credo. |
ALBI. Orsù lascia ogni scherzo.
CHIA. Vorrei entrar, se si potesse in terzo [4].
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ALBIMORA: Smettila di scherzare.
CHIASSO: Mi piacerebbe, se possibile, fare il terzo con voi [4]. |
ALBI. Questo amoroso foglio,
che rinchiude, e contiene,
d'un amante le pene,
habbia Ercinda da tè,
lascia poi fare a me,
che ingrata a beneficij esser non soglio.
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ALBIMORA: Questa lettera d'amore
che rinchiude, e contiene,
d'un amante le pene, la riceva da te Ercinda,
dopodiché lascia fare a me,
che so ben ricompensare chi mi fa un favore.
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CHIA. Che occor tante girandole, sarete,
prontamente servita, e quanto prima,
havrete la risposta.. |
CHIASSO: E perché stiamo perdendo tempo in chiacchiere?
Sarete prontamente servita, e quanto prima
avrete la risposta. |
Frontespizio del Bellerofonte.
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L'autore
ringrazia fin d'ora
chi vorrà aiutarlo a trovare immagini e ulteriori dati su persone,
luoghi e fatti descritti in questa pagina, e chi gli segnalerà
eventuali errori in essa contenuti.
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Note
[1] Il testo da: Cesare
Cesarini (pseud. di Cesare Giudici), Il Bellorofonte, drama per musica,
Ramellati, Milano 1674. Online
sull'Internet archive. Citazioni dalle pp. 27 e 46-47. La parafrasi
in italiano moderno è mia.
Questo è un libretto d'opera. Si tenga conto del fatto che le opere
venivano scritte tradizionalmente per il Carnevale, quindi era concesso
loro qualche doppio senso volgare o sessuale, che alla data in cui fu
scritto il Bellorofonte non erano ormai più permesse, nei testi a stampa, dalla censura
controriformistica.
[2] Per
capire cosa succeda, si
tenga presente che, con una finzione tipica del teatro barocco (specie
nel teatro dell'Opera, dove le parti femminili erano spesso
interpretate da castrati travestiti), uno dei personaggi, Ersace,
è in
Corte "in habito feminile, sotto nome d'Ercinda", ossia è travestito da
donna sotto il nome di Ercinda, per non farsi riconoscere.
Albimora, che
lo ama, vuol mandargli un messaggio. Si rivolge perciò al servitore
Chiasso perché faccia da postino.
[3] Il doppio senso sessuale
presente oggi in "fare un servizietto" era già presente nell'italiano
antico "fare un servitio". Il gioco di parole fa capire che
Chiasso (la figura comica del servitore miserabile, disposto a tutto
per soldi), per campare è disposto anche a prostituirsi (la parola "chiasso" voleva dire anche "bordello").
[4] Colpisce il fatto che già
in quest'epoca uno scrittore potesse trattare l'idea di due donne che
fanno sesso come un evento eccitante, in cui lo spettatore avrebbe
voluto "fare da terzo", anziché come un atto "contro natura" di sodomia
fra donne, come lo classificavano i trattati teorici. Circostanza
che ci ammonisce a non fare la storia basandoci solo sui trattati teorici, come fanno gli storici foucaultiani.
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