Da: Achille in Sciro
[1736] [1]
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Atto
I, scena XIV
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Atto
I, scena 14
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TEAGENE
Ascolta; io voglio,
bella ninfa, ubbidirti;
e per mercede
395 bramo sol de' tuoi
sdegni
l’origine saper.
Di'... Ma... Sospiri!
Mi guardi! Ti
confondi!
Qual cambiamento
è il tuo? Parla; rispondi.
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<Ad Achille, che ha allontanato Teagene da Deidamia>:
TEAGENE
Ascolta, io voglio,
o bella ninfa, obbedirti, e per ricompensa
voglio solo sapere la causa
del tuo sdegno. Dimmi. Ma... Tu sospiri!
Mi guardi! Ti confondi!
Che cambiamento è il tuo? Parla, rispondi!
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ACHILLE
Risponderti vorrei
400 ma gela il labbro
e tace;
lo rese amor loquace,
muto lo rende
amor,
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ACHILLE
Io vorrei risponderti,
ma il labbro gela e tace:
amore lo aveva reso loquace
amore ora lo rende muto: |
amor che a suo talento
rende un imbelle audace
405 e abbatte in un momento,
quando gli piace, un cor. (Parte). |
amore, che a suo capriccio
rende audace un vigliacco
e abbatte in un momento,
se così gli piace, un cuore. (Se ne va).
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TEAGENE solo
TEAGENE
Son fuor di me.
Quanto son mai vezzose
l'ire in quel
volto! Ah forse m'ama e ch'io
siegua un’altra
non soffre. E così presto
410 è amante ed
è gelosa? Una donzella
parlar così!
Così mostrarsi audace!
Intenderla non
so; so che mi piace. |
Atto I, scena 15
TEAGENE, da solo.
TEAGENE
Son fuori di me. Quanto è attraente
l'ira su quel volto! Ah, forse m'ama e non
sopporta ch'io corteggi un'altra. Ma... in così poco tempo
innamorarsi e ingelosirsi? Una ragazza,
parlare così! Mostrarsi così audace!
Non la so capire... però so che mi piace!
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Chi mai vide altrove ancora
così amabile
fierezza
415 che minaccia ed innamora,
che diletta e
fa tremar? |
Chi ha mai visto altrove
una fierezza tanto amabile
che minaccia e fa innamorare,
che dà piacere e fa tremare?
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Cinga il brando ed abbia questa
l'asta in pugno
e l’elmo in testa,
e con Pallade
in bellezza
420 già potrebbe
contrastar. (Parte) |
Se costei impugnasse la spada, e tenesse
la lancia in mano, e l'elmo in testa,
potrebbe
competere
con
Atena in bellezza. (Se ne va).
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Fine
dell’'atto
primo. |
Fine del primo atto.
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Atto
II, scena VII
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Atto
II, scena 7
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(...)
DEIADAMIA
Pirra, lo sai: Se di tua man non viene,
L'ambrosia degli dèi
655 Vil bevanda parrebbe a' labbri miei. |
(...) <A tavola assieme>
DEIADAMIA
Pirra, lo sai: se non me lo servisse la tua mano
anche lo stesso nettare degli dèi
alle mie labbra sembrerebbe bevanda da poco.
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ACHILLE
Ubbidisco. Ah
da questa
ubbidienza mia
vedi se fido sia
di Pirra il core.
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ACHILLE
Ubbidisco. Ah, da questa
mia obbedienza
comprendi se il cuore di Pirra non t'ami fedelmente!
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TEAGENE
(Che strano affetto!)
(Guardando Deidamia ed Achille)
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TEAGENE
(Guardando Deidamia ed Achille:) (Che strano affetto!)
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ACHILLE
(Oh tirannia d'amore!)
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ACHILLE <da parte>
(Oh, tirannia d'amore!)
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(...)
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(...) <Il padre di Deidamania chiede a Pirra di cantare>
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690 DEIDAMIA
Pirra, se m’ami,
seconda il genitore.
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DEIDAMIA
Pirra, se mi ami, accontenta la richiesta di mio padre.
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ACHILLE
Tu il vuoi? Si
faccia. (Oh tirannia d'amore!).
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ACHILLE
Tu lo vuoi? Ed io lo farò! (Oh, tirannia d'amore!).
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(Un paggio
gli presenta la cetra; altri
pongono un sedile da un de’ lati a vista della mensa).
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(Un paggio gli presenta la cetra; altri collocano un
sedile su uno dei lati in vista del tavolo).
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TEAGENE
(Tanto amor non
comprendo).
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TEAGENE <da parte>
(Non comprendo tutto questo amore fra queste due).
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Incisione per
un'edizione del 1780
dell'Achille in Sciro del Metastasio.
L'autore
ringrazia fin d'ora
chi vorrà aiutarlo a trovare immagini e ulteriori dati su persone,
luoghi e fatti descritti in questa pagina, e chi gli segnalerà
eventuali errori in essa contenuti.
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Note
[1] Il testo in: Opere,
Laterza, Vari 1914, p. 203-262. Online sul sito Progetto
Metastasio e su
Liber liber.
Libretto d'opera,
che fu musicato un numero incredibile di volte (per un elenco si
veda qui).
La divina madre,
per sottrarre il figlio adolescente Achille al destino di morte che lo
attende a Troia, lo ha nascosto
fra un gruppo di ragazze a Sciro, vestendolo da donna e facendolo
chiamare "Pirra".
Ma Achille resta pur sempre un maschio, quindi s'innamora di Deidamia,
che Teagene vuole sposare. Deidamia corrisponde all'attrazione, ma è
decisa a sposare solo chi suo padre avrà scelto, quindi ammonisce
Achille a tenere a bada gli ardori.
Teagene nota la
gelosia che "Pirra" manifesta quando egli avvicina Deidamia, ma
fraintende e attribuisce la cosa al fatto che "Pirra" è innamorata di
lui, e quindi è gelosa di Deidamia. Ancor più perplesso resta quando le
due "ragazze" (Deidamia conosce la vera identità di Pirra) parlano come due innamorati.
Da qui gli equivoci, su cui il poeta si diverte a ricamare. |