De monstrosa amicitia...
/ Sull'amicizia straordinaria... [1628] [1]
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p. 1 /
De monstrosa
AMICITIA
respectu perfectionis,
quae inter Nicolaum
Barbadicum,
& Marcum Trivisanum
venetae filios nobilitatis
gloria dignissimos intercedit,
|
/
p. 1 /
Sulla
AMICIZIA
straordinaria per la
perfezione
che intercorse tra Nicolò
Barbarigo
e Marco Trevisan,
figli degnissimi per
gloria della nobiltà veneta,
|
brevis, ac verissima
narratio,
cum procuratione generali,
atque irrevocabili,
facta à primo
in personam secundi.
|
breve e veridica narrazione
con la procura generale,
e irrevocabile,
fatta dal primo al secondo.
|
Additum est etiam
testamentum unius, &
testamentum, &
codicillus,
alterius; quae omnia
ab ipsismet viventibus fuere publicata.
|
È aggiunto anche
il testamento dell'uno e
il testamento e il codicillo
dell'altro: documenti
tutti pubblicati da loro mentre erano in vita.
|
Ab Alexandro
De Gattis, veneto praesbitero ex
italico
in latinum
sermonem
conversa.
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Tradotto
dalla lingua italiana
a quella
latina
da Alessandro
De Gatti, prete veneto.
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Apud Franciscum Baba,
Venetiis, MDCXXVIII.
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Presso Francesco Baba,
Venezia 1628.
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Il frontespizio
del'opuscolo De monstrosa amicitia, qui trascritto e tradotto. Collezione
Raimondo Biffi.
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Iacobus
Scalia ad curiosos,
ac
iudicio praeditos lectores.
|
Giacomo Scalia
ai lettori curiosi
e intelligenti
|
/
p. 3 / Meritò a praecipuis totius universi sapientibus,
supra caetera, semper habita fuit hominum generi maximum necessaria
Amicitia; nemo enim licet bonis omnibus cumulatus perfectè vita
frui potest, qui Amicis privatus sit. |
/
p. 3 / Giustamente dai più grandi sapienti di
tutto l'universo l'amicizia fu sempre ritenuta necessaria per il genere
umano, al di sopra di tutte le altre cose; infatti nessuno che sia
privo di amici, per quanto ricco di ogni bene materiale, può godere
pienamente della vita. |
Divitiae
divitem non dilectant nisi Amicos habeat, quibus illas communicet; immo
illi ipsi periculosae fiunt, cum semper insidiis sint circumdatae, nisi
probatae fidei amicos habeat, qui illas custodiant. |
Le
ricchezze non danno gioia al ricco se non ha amici con cui condividerle;
diventano anzi pericolose per lui, perché sono sempre circondate
da insidie, se non ha amici di provata fedeltà che le custodiscano. |
Egeno
etiam est intolerabilis conditio sua, si desit amicorum refugium,
qui opem illi ferant. |
Anche
per il povero risulta insopportabile la sua condizione, se gli manca il
sostegno di amici che gli porgano aiuto. |
Principes
ipsimet, qui Dii inter homines habentur, nisi amicos inveniant fideles,
sunt omnium infelicissimi; siquidem omnis illorum magnitudo et securitas
ab amore populi dependet, sine quo, perpetuo perculsi timore (quod est
maxime miserrimum) de vita dubitare coguntur. |
Gli
stessi prìncipi, considerati fra gli uomini alla stregua di divinità,
se non trovano amici fedeli sono i più infelici di tutti, poiché
tutta la loro grandezza e sicurezza dipende dall'amore del popolo, senza
il quale, tormentati da un timore continuo (che rappresenta il massimo
dell'infelicità), sono costretti a essere incerti riguardo alla
loro stessa vita. |
Amicitia, cives in unum
congregans, prior fuit, quae civitate iecit fundamenta et eadem sola illas
servat incolumes, atque tuetur; quemadmodum discordia, quae perpetua est
illi inimica, eas prosternit atque evertit. |
L'amicizia, riunendo insieme
i cittadini, fu il primo elemento che gettò le fondamenta della
città ed è anche la sola cosa che le preserva dai fallimenti
e le protegge; così come la discordia, sua perpetua nemica, le abbatte
e le rovescia. |
Bella, in inimicos
suscepta, nunquam ad optatum finem possunt evadere, nisi gerantur foedere
amicorum; hinc fit ut minimum in exercitu tumultus ac seditionis, quam
facillime illum confundat et turbet; at amicabilis concordia semper
fortiorem et constantiorem reddit; quapropter fuit, qui sapienter dixerit,
paucorum exercitum, vere tamen amicorum, incomparabilem atque invincibilem
esse futurum. |
Le guerre che si intraprendono
contro i nemici non possono mai raggiungere il fine desiderato se non vengono
condotte con un patto tra amici; da qui consegue che il minimo turbamento
e la minima rivolta all'interno dell'esercito facilmente lo confonde e
lo turba, mentre una collaborazione amichevole lo rende sempre più
forte e tenace, per cui ci fu chi disse che un esercito di pochi, che
siano però davvero amici, sarà impareggiabile e invincibile. |
Amicitia /
p. 4 / tandem habet in se omnia
bona et sine amicitia, caetera omnia, licet bona sint, imperfecta redduntur. |
L'amicizia /
p. 4 / infine comprende in sé tutti i beni e senza
l'amicizia tutte le altre cose, per quanto buone, diventano imperfette. |
Quare
si civitates, regna ac respublicae omnes, ex optimis componerentur amicis,
dubio procul perpetua felicitate fruerentur. Idcirco veteres prudentia
refertissimi cum vera exempla, quae proponerent, non haberent ad invitandos
ac allictedos homines as solidam, utilem ac necessariam amicitiam, aliquot
paria amicorum fabellis celebrata repraesentarunt, ut laudabiles illorum
actiones, quanquam fictae sunt, pectora accenderent ad eas vere imitandas. |
Perciò se le città,
i regni e tutti gli stati fossero costituiti da ottimi amici, senza dubbio
godrebbero di eterna prosperità. Perciò gli antichi ricolmi
di saggezza (non avendo altri esempi da proporre), per invitare e allettare
gli uomini verso un'amicizia salda, utile e necessaria, hanno rappresentato
alcune coppie di amici celebrate dalle favole, perché le loro lodevoli
azioni, sebbene inventate, infiammassero i cuori a imitarle sinceramente. |
At
quemadmodum illi ut plurimum non nisi unam, aut alteram celebrarunt eorum
actionem, per quam decantati heroes illi nomen illustre amicorum sunt adepti;
ita, si quis illorum accensus exemplis, ad imitandum adductus est,
multum se fecisse existimavit, cum una tantum actione aliquod amoris
signum dederit, ratus propterea se gloriosum amici nomen digne mereri
posse. |
Ma siccome essi per lo più
celebrarono solo una o due delle loro azioni grazie alle quali quegli eroi
famosi acquistarono il nome illustre di amici, nel caso che qualcuno di
loro, infiammato dai loro esempi, venisse spinto ad imitarli, riterrebbe
di avere fatto molto se solo con un'azione avesse dato un segno di amore
e riterrebbe per questo di meritare degnamente il nome glorioso di amico. |
Nostris
solum temporibus - taceant qui dicunt mundum semper in peius ruere – habemus
verum ac singulare, non fabulis aut figmentis celebratum, amicitiae perfectissimae
exemplum, in illustrissimis dominis Nicolao Barbadico et Marco
Trivisano, patriciis venetis nobilissimis. |
Soltanto ai nostri tempi
(e tacciano coloro che sostengono che il mondo volge sempre al peggio)
abbiamo un buon esempio di perfettissima amicizia, vero e particolare,
non celebrato da favole o finzioni poetiche, negli illustrissimi signori
Nicolò Barbarigo e Marco Trevisan, nobilissimi patrizi
veneti. |
Exemplum,
non ad exemplum prateritorum amicorum – sine veri fuerint, sine fabulosi
– at exemplum sine exemplo, quodque aliorum exempla tanto magis
antecellit, quantum a primae adolescentiae tempore, quo familiariter ac
domestice simul versari ceperunt, omnes cogitationes et omnes illorum actiones
aliter non sunt appellandae quam reciproca vere atque incomparabilis amicitiae
opera, quae pro singulari exemplo futura sit caeteris, qui sunt quique
post aliis erunt in annis. |
Un esempio, non preso
a prestito dagli amici antichi (fossero essi veri oppure inventati), ma
piuttosto un esempio originale, che tanto più supera gli
esempi degli altri in quanto fin dalla prima giovinezza in cui cominciarono
a trovarsi insieme in familiarità e dimestichezza, tutti i loro
pensieri e tutte le loro azioni non si possono chiamare altrimenti che
attività reciproche di una vera e incomparabile amicizia, che costituirà
un esempio singolare per gli altri che sono e che saranno negli anni futuri. |
Quamquam
vero ab initio oculis invidiae animoque perverso huiusmodi operationes
perperam visae et in deteriorem partem acceptae fuerunt, tandem
tamen ipsarum lux ita clara ac splendida facta est, ut ipsamet invidentia
ac malevolentia confusa penitus obtorpuerit. |
Sebbene in verità
all'inizio agli occhi degli invidiosi e a un animo perverso tali comportamenti
sembrassero contrari al diritto e venissero interpretati in modo malevolo,
alla fine tuttavia la loro luce divenne tanto limpida e splendente che
la stessa invidia e malevolenza rimasero attonite, profondamente confuse. |
Atque
ita egregie hoc clarissimum amicitiae exemplum triumphat, ut laudes semper
et encomia hinc inde exaudiantur; additis titulis supra communem usum illustribus,
nuperis et mirabilibus poematum heroicorum inventionibus, quae ad horum
gloriam singularium heroum, adhuc viventium, composita sunt a celebrioribus
scriptorum recentium calamis, existimantium se posse immortalitatem acquirere,
si gloriam celebrent horum, nunquam satis celebratorum amicorum; |
E così egregiamente
questo splendido esempio di amicizia trionfa che si sentono sempre lodi
ed elogi da ogni parte; vengono aggiunti titoli illustri al di sopra dell'uso
comune, recenti e mirabili invenzioni di poemi epici, composti per la gloria
di questi singolari eroi ancora viventi da penne molto famose di scrittori
recenti, che ritenevano di poter acquistare immortalità celebrando
la gloria di questi amici, mai abbastanza celebrati [2]; |
immo
non solum homines singulares, sed universitates integrae nobilium totius
Italiae academiarum, publico decreto sanxerunt, ut suo nomine scribantur
et exaltentur tanti casus praerogativae, atque, ut in eorum vita libris
tam illustris memo / p.
5 / ria aeternitati commendata perseveret. |
non soltanto, anzi, uomini
singoli, ma interi collegi delle nobili accademie di tutta Italia stabilirono
con pubblico decreto che si scrivessero a loro nome e si esaltassero le
prerogative di un caso così importante e che nei libri della loro
vita una così illustre memoria /
p. 5 / resti consegnata all'eternità. |
Verbi Dei concionatores
maxime celebres in sacris suis sermonibus ponunt ante oculos tanquam
[sic] speculum perfecti amoris mutuaeque inter homines dilectionis,
ac tanquam imaginem supremi Amoris et summa Dei charitatis, hanc perfectam
et sacrosanctam amicitiam. |
I predicatori della parola
divina più famosi nei loro sacri sermoni mettono davanti agli occhi,
quasi specchio dell'amore perfetto e dell'affetto reciproco fra gli uomini
e immagine dell'amore supremo dell'eccelsa carità di Dio, questa
amicizia perfetta e sacrosanta. |
Principes etiam remotiores,
ad quos fama tantae unionis pervenit, sicut illam cum admiratione audivere,
ita summis laudibus eandem extollunt. |
Anche i prìncipi più
lontani, ai quali è giunta fama di un'unione tanto profonda, non
appena con ammirazione ne sentono parlare subito la esaltano con somme
lodi. |
Historici nostri temporis
ac futuri certe inter huius aetatis memoria digniora, clarissimum hoc exemplum,
ad solam ac veram amicitiae ideam collocabunt. |
Gli storici del nostro tempo
e di quello futuro certamente porranno tra gli eventi maggiormente degni
di memoria di questa età un simile fulgidissimo esempio del solo
e vero ideale di amicizia. |
Quos inter, illustrissimus
et excellentissimus D. Nicolaus Contarenus senator praestantissimus
ob summam eius prudentiam et doctrinam, ab hoc sapientissimo senatu electus
ad historias suae gloriosissimae Reip[ublicae]
scribendas, publice professus fuit ac pollicitus est. Se inter heroicas
actiones huius seculi digniores, relaturum hoc tamquam civilis virtutis
exemplum omnium, quenquam visa fuerint nobilissimum. |
Tra questi, l'illustrissimo
ed eccellentissimo Signor Nicola Contarini, senatore oltremodo insigne,
scelto da questo sapientissimo senato per la sua somma saggezza e cultura
per scrivere la storia della sua gloriosissima Repubblica, professò
pubblicamente e promise che fra le azioni eroiche più degne di questo
secolo avrebbe annoverato questo esempio di virtù civica come il
più nobile fra quelli che mai siano stati visti. |
Itaque patria haec felicissima
ibit per barbadicos et trivisanos gloria onustior, quam per Horatios, Mutios,
Brutos et alios cives generosos Roma vetus; quorum tamen memoria
adhuc viget et in aeternum vigebit. |
E così questa felicissima
patria procederà, grazie a uomini come Barbarigo e Trevisan, più
carica di gloria di quanto l'antica Roma non lo sia stata per opera
di uomini quali Orazio, Muzio, Bruto e altri magnanimi cittadini, la cui
memoria è ancora viva e vivrà in eterno. |
Quod, si fabulae a poetis
et oratoribus inventae, Patrocli et Achillis, Thesei et Pirithoi,
Pyladis et Orestis, Nisi et Euryali, Titi et Gisippi
et aliorum eiusdem generis, tantam adferunt admirationem tantamque voluptatem
legentibus, quanto maiorem vera narratio certae atque incomparabilis horum
venetorum heroum amicitiae circunstantiis [sic]
et conditionibus mirabilibus associatae, ferre debebit? |
Ché se le favole inventate
da poeti e oratori, a proposito di Patroclo
e Achille, di Teseo
e Piritoo, di Pilade
e Oreste, di Niso
e Eurialo, di Tito
e Gisippo e di altri dello stesso genere suscitano tanta ammirazione
e tanto piacere a chi le legge, quanto più grande ammirazione produrrà
la narrazione veritiera dell'amicizia certa e incomparabile di questi due
eroi veneti, associata a circostanze e condizioni straordinarie? |
Sed ut perspicue videatur
praecipuum huius actionis fundamentum, omnibus linguis, omnibus calamis
hominum omni exceptione maiorum, tantopere celebratae, curiose perlegite
vos omnes, qui amorem et admirationem actionum laudandarum profitemini,
perlegite, inquam, brevem hanc narrationem; qua paucis compraehensam veritatem
et probationem infallibilem, poteritis perspicere heroice huius atque immortalis
amicitiae, quae nititur incorruptibili, perpetuae et immutabili virtuti. |
Ma perché si veda
chiaramente il fondamento particolare di questa vicenda, tanto celebrata
da tutte le lingue, da tutte le penne di uomini al di sopra di ogni riserva,
leggete con curiosità, voi tutti che professate amore e ammirazione
delle azioni degne di lode; leggete, ripeto, questa breve narrazione nella
quale potrete scorgere racchiusa in breve la verità e la prova infallibile
di questa amicizia eroica e immortale che si fonda su una virtù
incorruttibile, perpetua e immutabile. |
Vivite felices ac memoria
saepius repetite “mortem
omnibus ex natura aequalem oblivione apud posteros, vel gloria distingui” [3]
et “Postquam diu nobis vivere non licet, saltem
aliquid relinquendum, quo nos vixisse testemur” [4]. |
Vivete felici e ripetete
spesso a memoria che "la morte, uguale per tutti per natura, si distingue
per mezzo dell'oblio o della gloria davanti ai posteri" [3],
e "dato che non ci è permesso di vivere a lungo, dobbiamo
almeno lasciare qualcosa che attesti che siamo vissuti" [4]. |
Argumentum historicum
|
Narrazione storica
|
/
p. 6 / Contraxere iam inde ab adolescentia
suavissimam simul Amicitiam Illustrissimi Domini, Nicolaum Barbadicum,
& Marcus Tivisanus, Patricij Veneti, ac tum ob propriae Virtutis
meritum, tum etiam ob Familiarum splendorem, tum denique ob dignitates,
& officia egregiè a Iuventute exercita, in Rep[ublica]. spectabiles. |
/
p. 6 / Fin dalla giovinezza gli illustrissimi signori
Nicolò Barbarigo e Marco Trevisan, veneziani nobili
sia per il loro valore, sia per la celebrità delle loro famiglie
d'origine, sia per avere rivestito già in giovane età uffici
e cariche di prestigio nella Repubblica, avevano stretto una dolcissima
amicizia. |
Solida
haec, cordataque Amicitia, omni tempore mutuis officijs culta eò
pervenit,ut Trivisanus, propter redundantem in necessariis rebus
expensas, in itineribus, atque in iis voluptatibus, quae hodie propriae
sunt liberae, ac magnanimae iuventutis, praeter quamdam in aleis adversam
fortunam et alios humanae vitae casus incidisset in admodum dissimilem
a suis natalibus, ac generosis cogitationibus conditionem, aere forsitan
alieno superante fortunas suas, et ab omnibus, atque adeo ab ipsimet fratribus
derelictus esset, ab unico fideli amico Barbadico, nobili viro ditissimo
(praeter quoddam mutuum quatuor millium ducatorum antea gratis concessum)
in domum deinde propria fuerit introductus remissoque debito quod cum illo
habebat, atque solutis duobus alteris millibus, quae in magnam summam cum
aliis contraxerat; tandem extraordinaria, generali et irrevocabili procuratione,
bonorum omnium suorum, mobilium et stabiles /
p. 7 / praefectum et administratorem
constituerit, ut de iis ad arbitium suum disponeret. |
Questo
legame solido e saggio, coltivato in ogni circostanza con reciproca lealtà,
giunse al punto che quando Trevisan, a causa di spese eccessive
per cose necessarie, per viaggi e per quei piaceri che oggi sono propri
di una giovinezza libera ma nobile - per non parlare della sfortuna ai
dadi e di altri casi della vita umana - cadde in una condizione che molto
poco si addiceva ai suoi natali e ai suoi nobili pensieri, visto che i
debiti quasi superavano le sue sostanze e che era stato abbandonato da
tutti, persino dai suoi stessi fratelli, venne accolto in casa dall'unico
fedele amico Barbarigo, uomo nobile e ricchissimo (per non parlare di un
prestito di quattromila ducati che gli aveva concesso in precedenza), dopo
avergli anche condonato il debito che aveva con lui e averne saldati altri
duemila che Trevisan aveva nel frattempo contratto con altri per una grossa
somma; poi, con una procura straordinaria, generale e irrevocabile, lo
nominò sovrintendente e / p.
7 / amministratore di tutti i propri beni, mobili e immobili,
affinché ne disponesse come credeva. |
Neque
his rebus Barbadicus satiatus, ut amici commoditatibus, si forte sibi obire
contigisset et optimae administrationi suarum facultatum, ac beneficio
filiorum provideret, in suo testamento disponit, ut, licet coniugem
ac fratem habeat, Trivisanus solus commissarius suorum omnium bonorum
remaneat; utque ad illum pertineat filias in matrimonium collocare, neque
ullo unquam tempore cogi possit ad reddendam rationem administrationis,
seu alterius rei peculiaris quae ad hanc pertineat haereditatem. |
Inoltre
Barbarigo, non contento di ciò, per provvedere al benessere dell'amico,
se per caso gli fosse toccato di morire, e all'ottima amministrazione delle
proprie sostanze e al benessere dei figli, nel suo testamento dispose che,
benché avesse una moglie e un fratello, Trevisan rimanesse
il solo depositario di tutti i suoi averi; cosicché sarebbe
stato suo compito dare le sue figlie in matrimonio, e in nessuna circostanza
avrebbe potuto essere costretto a rendere conto della sua amministrazione
o di qualsiasi dettaglio che concernesse quella eredità. |
Eidem
praeterea donationem quamdam legat, qua ampliorem non potest sustinere
suarum facultatum amplitudo et multo maiorem legaverat; sed coactus fuit
modus donationis facere, ne in filiorum praeiudicium vires patrimonii excederet. |
Inoltre
gli assegnò una donazione, tale che la dovizia delle sue
ricchezze non ne avrebbe potuto sostenere una più grande, e gliene
avrebbe assegnata una anche maggiore, ma fu costretto a porre un limite
alla donazione, per non superare le proprie possibilità economiche
a danno dei propri figli. |
Ad
quae munera concedenda Barbadicus iuste fuit provocatus, eo quod viderit
Trivisanum, simulatque domum suam ingressus est, modestia animi singulari
factum parcum alieni, si profusior, ac sui prodigentior antea fuerat;
eum eodem momento temporis alearum lusum omnino dimiserit et alia qualibet
solatia iuvenilia. |
Barbarigo fu giustamente
indotto a concedere quei doni, perché aveva visto che Trevisan,
non appena era entrato in casa sua, era diventato di una particolare
modestia d'animo e parco riguardo il denaro altrui se prima era stato
prodigo e capace di dissipare il suo; e che in quella stessa occasione
aveva del tutto abbandonato il gioco dei dadi e simili sollazzi giovanili; |
Quin
ad consuetudinem hominum eruditorum et sapientum, atque ad meliores ac
graviores legendos auctores convertens animum, eidem ostendit, magnanimae
eius liberalitati, animo sincero, integris moribus et candida fide, se
responsurum: |
anzi, volgendo il proprio
animo alla frequentazione di uomini dotti e sapienti e alla lettura di
autori più validi e seri, gli dimostrò che avrebbe ricambiato
la magnanima generosità di lui con un animo sincero, atteggiamenti
morigerati e perfetta onestà: |
quam
fidem saepe numero ante, ac post huiusmodi beneficia.
Barbadicus
est expertus in dilecto, atque constantissimo amico: |
e Barbarigo ebbe spesso modo
di sperimentare personalmente tale onestà, sia prima che dopo un
simile beneficio, nel suo amico carissimo e fedele. |
cum
unus ipse, ut Barbadici vitam, atque honorem tueretur - quorum utrumque
idem Barbadicus acceptum se referre Trivisano palam fatetur - in illius
magnis angustiis, gravioribus periculis, tum manifestis, tum occultis,
litibus iniustis, persecutionibus iniquis, calumniis falso impositis,
ac diabolicis, toti urbi cognitis - quae ipsi etiam Trivisano communes
sunt facte: quod saepius solet accidere, cum semper voluerit veri et unici
amici innocentiam substentare, neque, quod toti urbi notissimum est, pessimam
ipsius fortunam deferere - non solum interruperit sibi cursum ad praecipua
munera, maioresque suae patriae gradus, ad quos stupentibus omnibus felicissime
ferebatur; sed etiam illos perdiderit atque amiserit; |
Quando infatti lui solo,
per difendere la vita e l'onore di Barbarigo (e lo stesso Barbarigo ha
ammesso apertamente di dovere l'una e l'altro a Trevisan) tra le sue grandi
angustie e anche più gravi pericoli, sia manifesti che occulti,
tra litigi ingiusti e inique persecuzioni, tra calunnie falsamente
diffuse e diaboliche, note a tutta la città (e analoghe cose
dovette subire anche lo stesso Trevisan: infatti, come spesso accade, avendo
sempre voluto difendere l'innocenza del suo vero e unico amico, e non abbandonarlo,
come è noto a tutta la città, al suo sventurato destino)
non solo interruppe la sua carriera verso insigni premi e più alte
cariche della sua patria, alle quali, tra lo stupore di tutti, era felicemente
candidato, ma perse o lasciò anche quelle che aveva. |
contraxerit
etiam cum pluribus, quorum aliqui priuseidem fuerant sodales, graves
et periculosissimas inimicitias sola tantum ratione eiusdem amici,
quod omnibus / p. 8 /manifestissimum
est; spreverit honorem illum extrinsecum, qui ab opinione gentium stultarum
et rationem caretium dependet; ac tandem vitam etiam propriam saepius periculis
manifestissimis exposuerit, quemadmodum in quacunque proposita occasione
nunc etiam exponeret: |
Infatti si trovò a
contrarre anche gravi e pericolosissime inimicizie con molti di
quelli che prima lo appoggiavano, per causa soltanto di quell'amicizia,
come è / p. 8 /
evidentissimo a tutti; disprezzò quell'onore esteriore che dipende
dall'opinione della gente stolta e dal giudizio dei meschini; e pertanto
spesso espose anche la propria vita a pericoli evidentissimi, così
come ancora adesso la esporrebbe qualora si presentasse l'occasione. |
cum multos annos vixerit,
hodieque vivat Trivisanus, ob hanc Barbadici incomparabilem grati animi
significationem laute, splendide et singulari auctoritate, misericors
in afflictos, humanissimus in amicos, ac praecipue maecenas maximus virtute
preditorum: |
Avendo vissuto molti anni,
viva anche oggi Trevisan grazie a questa incomparabile espressione dell'animo
riconoscente di Barbarigo splendidamente e con straordinaria autorità,
misericordioso verso gli afflitti, generosissimo con gli amici e soprattutto
mecenate massimo di coloro che spiccano per virtù. |
honorifice etiam ab amici
filiabus habeatur, non aliter, ac si illarum pater esset; atque ab ipsa
illius coniuge laeto vultu acceptus et loco fratris veritus honoretur;
tum quod eius merita in maritum cognoscat; tum propter optimum eiusdem
naturae genium, tum etiam ob non obvias eius alias qualitates, quae ipsum
amore dignum et omnibus admirabilem reddunt. |
Venga infatti stimato molto
dalle figlie dell'amico, non altrimenti che se fosse il loro padre naturale
e venga accolto con favore dalla stessa moglie di costui e sia onorato
e stimato alla stregua di un fratello, sia nel riconoscere i suoi meriti
nei confronti del marito, sia per l'ottima qualità del suo carattere,
sia per le non comuni sue altre qualità, che lo rendono degno di
amore e ammirevole agli occhi di tutti. |
L'autore ringrazia
fin d'ora chi vorrà aiutarlo a trovare immagini e ulteriori dati
su persone, luoghi e fatti descritti in questa pagina, e chi gli segnalerà
eventuali errori in essa contenuti. |
Note
[1]
Il testo è stato tradotto dal
latino dal volume di Giacomo Scaglia, De monstrosa amicitia respectu
perfectionis, Baba, Venetiis, MDCXXVIII.
Solo dopo la pubblicazione
di questa pagina abbiamo scoperto dell'esistenza della versione italiana
del testo (succede): Giacomo Scaglia, Breve racconto dell'Amicitia,
mostruosa nella perfettione, tra N. Barbarigo & M. Trivisano, gloriosi
figliuoli della Nobiltà Venetiana. Con la procura generale irrevocabile
fatta dal primo nella persona del secondo. Et uniti ad essa il testamento
il codicillo dell'altro, pubblicati essi viventi, da lor medesimi,
Baba, Venetia 1627. Online
in .pdf sul sito della biblioteca di Brera.
La traduzione
(o meglio, ri-traduzione) in italiano di questo testo, inedita, m'è
stata fornita da Raimondo
Biffi (Roma), che ha scoperto lo straordinario caso di questa
coppia di "amici", e che ringrazio vivamente.
I neretti
e le divisioni in paragrafi sono aggiunte mie, per migliorare la leggibilità.
La trascrizione
(manuale) del testo latino, inedita in Rete, è opera di Daniele
Cenci, che ringrazio vivamente. Nella trascrizione l'ortografia
(maiuscole, accenti) è stata modernizzata, e le abbreviazioni sono
state sciolte.
Per chi è
iscritto alla
lista di discussione "storiagay", le pagine del testo latino
originale, in formato immagine, sono
disponibili qui.
Sulla vicenda
di questi "amici" è stato pubblicato uno studio: Una vicenda
nella Venezia barocca: Marco Trevisan e la sua "eroica amicizia", "Bollettino
dell’Istituto di Storia della Società e dello Stato Veneziano",
II 1960, pp. 61-154, riedito con lo stesso titolo in: Gaetano
Cozzi, Venezia barocca. Conflitti di uomini e idee nella crisi del Seicento
veneziano, il Cardo, Venezia 1995, pp. 325-409.
La recensione
sopra linkata così riassume la vicenda dei due: "Il Trevisan
offrì la propria amicizia al Barbarigo a partire dal 1618-19, e
questa permise a costui, caduto in disgrazia per incerti motivi, di recuperare
l'"onore" e la stima degli altri patrizi, uscendo così dal suo isolamento.
(...)
La notizia
dell'amicizia, definita immediatamente "eroica", fece il giro del
mondo e venne pubblicizzata da molte operette celebrative.
Tuttavia
a partire dalla fine degli anni '20 l'interesse per l'amicizia scemò,
tramutandosi in insofferenza.
Il Trevisan
cadde poi a sua volta in disgrazia scontrandosi nel 1631 con il potente
patrizio Domenico Molino, e venne bandito dal territorio veneziano,
ove rientrò solamente in seguito alla morte di costui (1635).
L'amico
Barbarigo morì nel 1644 e la sua famiglia impedì al Trevisan
di succedergli nei beni.
Egli si
dedicò quindi all'attività letteraria, per sopravvivere,
componendo tra l'altro un'Apologia ed esaltando nei suoi libri l'amicizia,
l'eroismo e l'immortalità della fama e della gloria.
Malgrado
il Trevisan non ottenesse una piena riabilitazione fino al 1655, egli condusse
ugualmente una vita tranquilla, approfittando dell'omertà
diffusa a Venezia e ritornando addirittura a sedere in Maggior Consiglio
prima della revoca ufficiale del suo bando.
Morì
nel 1674 a san Barnaba, la parrocchia dei nobili poveri, ricordato
nel necrologio parrocchiale e in quello dell'addetto al magistrato della
sanità come "heroe", ma senza avere né un monumento
funerario né una lapide sulla sua fossa".
[2]
Quasi incredibile in effetti il numero di libri che il Barbarigo, sfruttando
la propria potenza e ricchezza, fece scrivere o gradì fossero scritti
sulla vicenda.
Oltre a quello
qui pubblicato, sempre Raimondo
Biffi mi segnala:
-
Strozzi, Giulio,
Il Barbarigo ouero l'amico solleuato, poema eroico di Giulio Strozzi,
Piuti, 1626;
-
Pola, Francesco
(1568-1624), Le leggi dell'amicitia tratte dal Dialogo di Cicerone et
formate dall'eccellentiss. sig. Francesco Pola... Dedicate all'ill.mi signori
Nicolo Barbarigo, & Marco Triuisano amici incomparabili, Sarzina,
Venetia 1627.
-
L'amicitia incomparabile
de... Signori Nicolò Barbarigo e Marco Trivisano... celebrata...
da molti ingegni, Ginammi, Venezia 1627;
-
L' heroica,
& incomparabile amicitia de gl'illustriss. signori Nicolo Barbarigo,
e Marco Triuisano, gentilhuomini venetiani, celebrata con diuerse maniere
di poesie, & altre compositioni volgari, e latine da molti eccellenti
ingegni del nostro secolo, Ginammi, Venezia 1628 (2a edizione);
-
Terzi, Alessandro
(1582-1662), Il trionfo dell'amicitia di Nicolo Barbarigo, e Marco Triuisano
patrici vinitiani. Opera dramatica del m.r.sig. Alessandro Terzi
rettore del seminario di Bergamo, Pietro Ventura, Bergamo 1629.
-
Zuccolo, Lodovico
(1568-1630), Il secolo dell'oro rinascente nella amicitia fra Nicolò
Barbarigo, e Marco Triuisano, nobili venetiani, gli amici heroi.
[Pubblicato
con]: Lettera di ragguaglio e di discorso scritta da D. Luigi Manzini
al sig. Carl'Antonio suo fratello, per informatione da lui chiestagli dell'amicitia
de' signori Nicolo Barbarigo & Marco Triuisano, Ginammi,
Venetia 1629.
-
Superbi, Agostino
(m. 1634), Discorso dell'incomparabile & heroica amicitia di...Nicolò
Barbarigo e Marco Trivisano. In: Trionfo glorioso di heroi illustrio...
di Venetia, Libro terzo. Di f. Agostino Superbi da Ferrara. Theologo,
& predicatore dell'ordine minore conuen. Con un' discorso nel
fine dell'incomparabil amicitia de gli illustrissimi eroi venetiani Nicolo
Barbarigo et Marco Triuisano opera settima, Deuchino, Venetia 1629.
Quanto al commento
sul caso, gli stessi accenni, nel testo qui presentato, alle "voci maligne"
su questa "amicizia", mostrano che essa andava al di là del consentito
anche secondo i criteri dell'epoca.
Si tratta palesemente
di una relazione, che fu esibita sotto tratti socialmente accettabili.
E il trucco
fu possibile solo per l'appartenenza dei due "amici" alla nobiltà,
che li mise relativamente al riparo da rischi di denunce e processi.
Esiste ad ogni
modo anche la possibilità che l'amicizia non avesse un aspetto
sessuale, in quanto se è palese che il Barbarigo era cotto del
Trevisan, costui aveva troppi buoni motivi per coltivare un'intimità
col primo, quali che fossero i suoi gusti sessuali. Un po' sul modello
del rapporto che ebbero Michelangelo e Tommaso
de' Cavalieri, nel quale la passione era a senso unico... ma che funzionò,
e bene, a lungo.
Oppure i due
potrebbero essere stati amanti fin dall'adolescenza, creando un'intimità
fra ragazzi che rendeva "ovvia" e "naturale" la reciproca frequentazione
anche in età adulta. Anche dopo il matrimonio, ovviamente (il matrimonio
era un obbligo sociale, specie nella nobiltà: era questione
economica e politica prima che affettiva e sessuale).
Ad ogni modo,
questo caso ha bisogno di essere studiato meglio, prima di formarsi un
giudizio... magari sentendo cosa avessero da dirne i critici, all'epoca.
Vedremo quindi
se il futuro ci riserverà o no qualche sorpresa in proposito [5].
[3]
Citazione da: Tacito,
Historiarium liber, I 21.
[4]
Citazione da: Plinio
"il giovane", Epistularum liber, III, 7,14.
[5]
Dopo aver pubblicato
in Rete questa pagina ho ricevuto la seguente mail, che ho avuto l'autorizzazione
a pubblicare:
Egregio signor
Dall'Orto,
ho visto
in rete la Sua pagina su Marco Trevisan e Nicolò Barbarigo.
Sono lieto
di informarLa che ho ritrovato anni fa una copia del ritratto di
Marco Trevisan e Nicolò Barbarigo, gli amici eroi: è conservato
nel museo arcivescovile di Gorizia (dove era confluito da una collezione
privata dei nobili Strassoldo).
La storia
del quadro, con alcune osservazioni sulla vicenda in aggiunta a quelle
di Gaetano Cozzi che Lei ha giustamente ricordato, si possono trovare in
un mio breve saggio: Giuseppe Trebbi, Il ritratto di Marco Trevisan
e Nicolò Barbarigo donato a Riccardo di Strassoldo. Storia di un
quadro, in: "Venezia non è da guerra": l'Isontino, la società
friulana e la Serenissima nella Guerra di Gradisca (1615-1617), a cura
di Mauro Gaddi e Andrea Zannini, Udine, Forum, 2008, pp. 161-179.
Nel volume
è anche riprodotto il quadro coi due amici eroi (copia di un quadro
perduto del grande pittore Tiberio Tinelli).
Nel quadro
è presente un particolare, assente nelle stampe: i due personaggi
si tengono per mano.
È
vero che io non credo che la loro possa essere interpretata come una amicizia
gay, perché gli avversari del Trevisan se ne sarebbero serviti contro
di lui (l'ho anche scritto in una nota). Ma ammetto che altre interpretazioni
possano essere possibili.
Cordiali
saluti.
Giuseppe
Trebbi, docente di storia moderna all'Università di Trieste.
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