Specchio de la
giustitia [1536 ca.] [1]
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(...)
[Nelle carceri dei "Piombi" di Palazzo Ducale di Venezia], |
(...)
[Nelle carceri dei "Piombi" di Palazzo Ducale di Venezia] |
Quivi eran genti, ignude
e disperate
con chiome hirsute, e
afflitti, che mia mente
gia mai ne giudico le
peggior nate |
Qui c'erano persone nude
e disperate
con chiome irsute, e afflitte
tanto
quanto, credo, nessun altro
uomo nato. |
affamati costor parean
sovente
e tal che biastemand'alme
infelice
parean li dentro, in tanti
affanni e stente. |
Esse lì dentro apparivano
sovente
affamate,
e in tanti affanni e stenti
che parevano anime dannate
bestemmianti. |
Et io a lor, per qual
cagion si dice
per voi gran mal de Santi,
et di sua gloria
biastemiatori d'ogni mal
radice. |
Ed io a loro: "Per che ragione
dite
gran male dei santi, e della
loro gloria,
bestemmiatori causa d'ogni
male? |
Patientia habbiate, e
vengavi memoria
che'l redentor porto di
morte il carco
per noi, e di nostre alme
haver vittoria. |
Sopportate, e ricordatevi
che il redentore subì
il peso della morte
per noi, e per conquistare
le nostre anime". |
Et quegli a noi, qual
fere in un gran barco
ne stanno, non sapendo
quando prese
esser debiam, over ferite
di arco. |
E loro a noi: "Come animali
in un gran
recinto,
non sapendo quando
saranno catturati,
o feriti con l'arco, |
Simel ne stiamo con l'alme
sospese
spettand'ogn'hor qual
sia la peggio nova
debbia venir, che a terra
siam distese. |
così stiamo noi, distesi
per terra,
col cuore in gola, aspettandoci
d'ora in ora le peggiori
notizie". |
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Cella d'isolamento nei "pozzi" al momento dell'abolizione (nel sec. XIX). Essendo costruita sotto il livello del mare, è ricoperta di legno per tentare di isolarne l'enorme umidità (da qui il nome di "pozzi") .
Mia guid'incontinente
a me rinova
il parlar suo, dicendo
hor bene esperto
io ti farò, e di
lor saprai mal nova. |
La mia guida immediatamente
riprese
a parlarmi, dicendo: "Ora
t'informerò io,
e su di loro saprai una brutta
cosa. |
Penso non crederai, ma
ti fo certo,
che costor fur nemichi
di natura,
e per
tal vitio aspettano aspro merto. |
Penso non lo crederai, ma
te l'assicuro,
che costoro furono nemici
di natura,
e per
tal vizio aspettano severo castigo. |
Questi sopra un solaio
in grand'altura
al loco di Giustitia[2].fian
menati,
e lor teste troncate con
penura. |
Questi saran portati al luogo
di Giustizia [2]
sopra un palco assai elevato
e le loro teste troncate
con dolore. |
Et poscia li lor corpi
fian brusciati
tanto che quegli vad'in
polve trita,
e al vento in simil cener
sian mandati. |
E poi i corpi saran bruciati
finché siano polvere
minuta,
e, inceneriti, saran dispersi
al vento". |
Di ciò mi died'al
cuor aspra ferita,
persi la voce, et con
bramosa voglia
di questo loco volsi far
partita[3]. |
Ciò diede aspra ferita
al mio cuore,
persi la voce, e con gran
smania
volli andarmene da questo
posto [3]. |
Le due colonne di Piazza san Marco, a Venezia, al tramonto. Foto di G. Dall'Orto.
L'autore ringrazia fin d'ora chi vorrà aiutarlo a trovare immagini e ulteriori dati su persone, luoghi e fatti descritti in questa pagina, e chi gli segnalerà eventuali errori in essa contenuti. |
Note
[1] Z. M. <Zuane Manenti?>, Opera nuova in versi volgare, intitulata specchio de la giustitia, Nicolini, Venezia s.d. (1541?). Parte prima: Inferno. Capitolo quinto.
La parafrasi in italiano moderno è di Giovanni Dall'Orto.
Il privilegio di stampa (l'antenato del copyright) è datato 1536; in base a ciò il prof. Gianni Scarabello ha attribuito l'opera, firmata solo con le iniziali "Z. M.", a un non meglio noto "Zuane" (cioè "Giovanni") "Manenti" che nel 1536 ottenne appunto un privilegio di stampa per un poemetto non specificato.
Questo testo, curiosissimo e molto kitsch fin dal tema, è imitazione della Divina Commedia dantesca, rivissuta come viaggio nel... Palazzo ducale di Venezia, per descriverne il sistema giudiziario che lì aveva sede.
Il brano che pubblico (parte I, 5) riguarda i sodomiti che languono nelle prigioni in attesa del supplizio.
Non si tratta delle Prigioni nuove, (costruite dopo, fra il 1556 e il 1595) ma appunto di quelle del Palazzo Ducale, i cosiddetti "Pozzi", oggi visitabili dai turisti con un itinerario speciale (consigliabile la prenotazione).
[2] Luogo delle esecuzioni capitali, fra le due colonne della Piazza san Marco.
[3].Si osservi la notazione psicologica. Il poeta prova pietà per la condizione umana dei carcerati solo fintantoché la sua guida lo informa del loro reato. A quel punto non solo non prova più pena, ma non vede l'ora di scappare da lì: un vero attacco di "panico da omosessuale".
Questo elemento di ferocia sociale e di accanimento va sempre tenuto presente quando si studia l'omosessualità antica. |