De eruditione principum
/ Sull'istruzione dei prìncipi
[1260/1265 ca.] [1]
Liber
VII, caput 12
[88873] Tria
peccata dicuntur clamare ad Deum sicut homicidium: scilicet
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Libro VII,
capitolo 12
Tre
peccati si dicono gridare vendetta al cospetto di Dio come l'omicidio,
cioè:
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Illa tria
clamare dicuntur sicut homicidium, quia homicidio assimilantur. |
Si
dice che questi tre peccati gridano vendetta come l'omicidio, perché
sono assimilati all'omicidio. |
In peccato
contra naturam effunditur quod corporis humani potuit esse materia;
in oppressione vero innocentum et detentione mercedis aufertur pauperibus
vita illorum: ideo a Deo quasi homicidium reputatur.
(...) |
Nel peccato
contro natura si disperde la materia che avrebbe potuto essere quella
d'un corpo umano; mentre nell'oppressione degli innocenti e nell'accumulo
di plusvalore [2]
è tolta ai poveri la loro vita stessa, perciò essa è
giudicata da Dio quasi un omicidio.
(...) |
L'autore ringrazia
fin d'ora chi vorrà aiutarlo a trovare immagini e ulteriori dati
su persone, luoghi e fatti descritti in questa pagina, e chi gli segnalerà
eventuali errori in essa contenuti. |
Note
[1]
Il testo è dal sito del Corpus
thomisticum, De eruditione principum, liber
VII 12.
La traduzione
è mia.
L'autore è
incerto. L'opera è stata tramandata con il nome apocrifo di Tommaso
d'Aquino ma è oggi attribuita, oltre che a Guillaume
Peyraud, anche a Vincent
de Beauvais.
[2]
Ma è lecito tradurre "accumulo di plusvalore"? Ovviamente sì,
dato che è così che la Bibbia è tradotta di solito,
solo, alla rovescia (gli "schiavi"
dei primi cristiani diventano di solito "servitori", eccetera)...
In economia,
invece, la "retentio mercedis" è tradotta: "creazione
di valore per gli azionisti". |