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Omosessualità e paganesimo classico
 
di: Giovanni Dall'Orto 
[1].

Giove rapisce Ganimede
Pittore di Pentesilea: Zeus rapisce Ganimede per farne il suo amante (ca. 450 a.C.).
Il cosiddetto "paganesimo" (termine di ampio uso, ma improprio nel suo trattare come una sola realtà tutte le religioni non monoteiste) ha avuto spesso nei confronti dell'amore fra persone dello stesso sesso un atteggiamento di tipo decisamente diverso da quello che ha caratterizzato le religioni monoteiste nate dal giudaismo. 

Religioni mediorientali
In buona parte dei culti della Mezzaluna fertile esiste un atteggiamento ambiguo nei confronti del comportamento omosessuale (che veniva inteso in termini più vicini a quelli tipici del nostro concetto di transessualità), analogo al concetto contenuto nel termine latino sacer, che vuol dire contemporaneamente sia "sacro" che "maledetto". Diversi documenti (che attendono comunque ancora uno studio attento) attestano la presenza di sacerdoti di sesso maschile che in qualche modo partecipano della femminilità.
Il sacerdote di questo tipo è descritto con vari nomi, come assinnu, ed è presente anche nella Bibbia ebraica come "klb" (vocalizzato come "keleb"), termine tradotto come "cane" (ma la definizione, nella Bibbia inequivocabilmente spregiativo, ha forse in origine la sfumatura di "cane da guardia", cioè "servitore fedele", della divinità, dato che la si ritrova anche in senso non dispregiativo in un'iscrizione semitica cipriota).

La Bibbia ebraica contiene anche il termine kdsh (vocalizzato come "kadesh" o "kodesh"), che significa "consacrato, santo", ma che la Bibbia usa in questo caso in un senso particolare che viene normalmente tradotto come "prostituto", o al più "prostituto sacro". 
Da notare il fatto che il testo biblico dice espressamente che questo tipo di sacerdoti s'era installato nel Tempio stesso di Gerusalemme, ed esalta l'azione dei re che provvedettero ad espellerli da lì.

I miti mesopotamici da parte loro danno una testimonianza bifronte di queste figure, da un lato disprezzate, dall'altro presentate come sacre e intimamente legate al culto delle divinità (specie Inanna e Ishtar).
Più che a prostituti sacri, comunque, si dovrà forse pensare a castrati, sul tipo di quelli descritti in epoca classica da Luciano di Samosata nel De dea Syria, che praticavano l'autocastrazione come forma di estremo ascetismo e definitiva consacrazione alla divinità (il mondo classico li conobbe come "galloi" o "galli"). L'eunuco era in effetti profondamente disprezzato nel mondo antico, tuttavia il supremo sacrificio volontario della propria virilità costituiva indubbiamente un titolo di merito, e una prova inequivocabile della propria dedizione alla divinità.
A ciò si aggiunga che i testi antichi ci presentanto anche qualche caso inequivocabile di "assinnu" sposato, cosa che rende poco probabile la (pur frequente) traduzione di questo termine con "prostituto sacro", cioè tenuto ad avere rapporti sessuali con i fedeli come vicario della divinità. Benché una pratica di questo tipo sia attestata oltre ogni dubbio per le donne (le ierodule), perfino nello stesso mondo greco, tutte le discussioni sulla pratica della prostituzione sacra maschile si basano per ora solo su un'analogia con quanto avveniva nel campo della prostituzione sacra femminile, mentre manca finora un'evidenza che attesti in modo esplicito l'esistenza di tale pratica.
 

Stuetta di assinnu
Statuetta dell'assinnu Ur-Nanshé, trovata a Mari (Siria), oggi al museo di Damasco (ca. 2500 a.C.). La persona ritratta è vestita da donna, ma il suo nome, scritto sulla statua, è maschile.
 

Religione grecoromana
1. Omosessualità maschile
Apollo bacia Ciparisso
Giulio Romano: Apollo e Ciparisso (1596)

Nella religione grecoromana l'amore fra persone dello stesso sesso era integrato nei miti e nei rituali molto più di quanto non sia avvenuto in qualsiasi altra religione occidentale successiva.
Alcuni miti greci e latini presentano esplicitamente relazioni omosessuali, di solito di tipo pederastico, fra una divinità di sesso maschile e un essere umano di sesso maschile. Tali miti contengono un substrato iniziatico che ha fatto ipotizzare ad alcuni indoeuropeisti (massimamente Bernard Sérgent) che in origine il rapporto sessuale fosse la rappresentazione, simbolica e teologica, di un effettivo atto omosessuale a cui erano sottoposti i ragazzi nei riti d'iniziazione, come rito di passaggio dall'adolescenza all'età adulta, per renderli fertili attraverso la trasmissione del seme.
Perso, già in epoca prestorica, questo rito, ne rimase solo il ricordo mitico, che non essendo più compreso, in epoca classica venne reinterpretato secondo le concezioni dei contemporanei relative all'omosessualità, attribuendo agli dèi amori carnali, fini a se stessi.
Tale rilettura (facilmente messa in ridicolo già da autori come Luciano di Samosata) provocò in età post-classica una reazione, che puntò a rileggere in chiave mistica le relazioni omosessuali, ad esempio interpretando il rapimento di Ganimede da parte di Giove come una rappresentazione mistica del rapimento dell'anima umana verso le altezze del Divino. Questa lettura fu cara alle correnti mistiche del paganesimo tardo, ed appare quindi con molta frequenza nell'arte ellenistica, ed anche neoclassica.
(Per approfondire, vedi la voce Pederastia greca). 

2. Lesbismo
Il solo mito grecoromano che descriva un rapporto sessuale fra una divinità femminile e un essere umano di sesso femminile è quello di Diana e Callisto, che dovette essere anch'esso in origine un mito legato all'iniziazione (anche sessuale, ma non solo) delle giovani, nel passaggio dall'adolescenza all'età adulta.

Esso però ci è giunto contaminato da altri miti, di tipo astrale, e oltre tutto riletto e modificato attraverso un'ottica patriarcale, in modo tale che il rapporto sessuale avviene non più (come dovette essere in origine) fra una dea e una donna, bensì fra un dio (Zeus) che ha assunto il corpo di Diana per ingannare e sedurre una donna.

Il mito di Ifi e Iante, proposto da Ovidio nelle Metamorfosi (IX, 666-797) è invece tardo, ed ha carattere più letterario che religioso.
 

Jacopo Amigoni (1675-1752), Giove e Callisto (ca. 1740-1750).
Note
[1].Pubblicato su Wikipedia, nel "Progetto omosessualità", come: "Omosessualità e Paganesimo".
Edito sotto licenza GNU: può essere riprodotto senza chiedere ulteriori permessi.
Il testo è quello online il 24/4/2006. Il testo di una qualsiasi data successiva può essere stato modificato anche molto rispetto a questo.

[2].Bibliografia:
* Angelo Brelich, Paides e parthenoi, Edizioni dell'Ateneo, Roma 1969.
* Jan Bremmer, An enigmatic indo-european rite: pederasty, "Arethusa", XIII 1980, pp. 279-298.
* Andrew Calimach, Lovers' legends: the gay Greek myths, Haiduk Press, 2002, ISBN 0971468605.
* Randy P. Conner, David Sparks, Mariya Sparks (a cura di), Cassell's encyclopedia of queer myth, symbol and spirit: gay, lesbian, bisexual and transgender lore, Cassell, 1998, ISBN 0304704237.
* Bernard Sérgent, L'homosexualité initiatique dans l'Europe ancienne, Payot, Paris 1986.
* Bernard Sérgent, L'omosessualità nella mitologia greca, Laterza, Bari 1986.

Link esterni:

* Sacred texts. Testi classici e omosessualità.
* GLBT mythology.
* Greek Mythology. I miti greci a tematica omosessuale.
* The two-spirit tradition. Sull'amore e il matrimonio fra persone dello stesso sesso nelle religioni sciamaniche indigene nordamericane.

Voci correlate su Wikipedia:

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