Aldrich,
Robert, The seduction of the Mediterranean. Writing, art and
homosexual
fantasy, Routledge, New York and London 1993, pp. 143-152.
Questo splendido
saggio analizza l'attrazione provata dal turismo
omosessuale nordico, a cavallo fra Ottocento e Novecento,
nei
confronti delle popolazioni del "Sud".
Le
pp. 143-152
analizzano la fotografia di Gloeden dal punto di vista della
sensibilità
omosessuale e della sua ricerca dell'"esotico" nei ragazzi siciliani.
Molto
interessante, e privo del moralismo anglocentrico di successivi
contributi sullo stesso tema.
Alù, Giorgia, Pan, the saint and the peasant:
Southern bodies imag(in)ed at the
turn of the nineteenth century, "Mediterranean studies", XIV
2005, pp. 203-224.
Studio
accademico su
Gloeden che
non aggiunge nessuna notizia o nessuna interpretazione nuova. L'autrice
è infatti unicamente interessata a verificare come sia possibile
leggere le foto di Gloeden (e Plüschow), attraverso un filtro psicoanalitico e
foucaultiano, quali esercizi di razzismo verso i ragazzi del Sud (in
ciò trascurando la dimensione classista della loro opera).
Molto spazio è
dedicato alla “costruzione
del sé attraverso lo
sguardo dell'Altro”, e molto poco al significato sociale o
artistico della produzione di Plüschow
e Gloeden, trattati come se condividessero
lo stesso sguardo e lo stesso approccio:
“The look from
the place of the other” , as Lacan calls it, allows the artist to
recognize himself in the desired Other and, at the same time, to
distance himself from it. Therefore, the homoeroticism of his
photographs works as a strategy to reconstruct his ego and protect it
from fragmentation”. (p. 215).
La conclusione dello
studio è che:
“Through
the camera, the Southern
body becomes both a represented and a representing object. At the
same time, through the Other's body the photographer can construct
his relationship with the world and his perception of it. The artist
projects his fears and fantasies of what and who is alien onto the
Other's body; he can also play and re-play his own anguish,
perplexities and anxieties”. (p. 221).
Inutile per lo
studioso di Gloeden.
Anonimo, The art + times of
Wilhelm von Gloeden, "Blue magazine", n. 19, february 1999, pp.
96-101.
Articolo divulgativo apparso su una lussuosa rivista di grande formato,
specializzata in nudo maschile "di buon gusto".
Il testo riassume la
vicenda biografica di Gloeden e di Pancrazio Buciunì in modo sintetico
ma corretto.
Non nuove ma belle le illustrazioni. Uno degli esempi
migliori fra gli articoli apparsi sulle riviste gay.
Aniante, Antonio (1900-1983),
"Gloeden". In: Venere ciprigna. Novelle, Edizioni Tiber, Roma 1929, pp.
23-29.
Sguardo (malinconico) sugli ultimi anni di Gloeden, e bilancio della
sua arte, giudicata positivamente.
Ho
messo online questo brano nel presente sito.
Barthes, Roland, "Wilhelm von
Gloeden". In: L'obvie et l'obtus.
Essais critiques III, Seuil, Paris 1982, pp. 179-180. Anche in
italiano, come introduzione del
libro edito da Lucio Amelio nel 1978.
Parole
in libertà su Gloeden, scritte senza nessuna previa conoscenza del
tema, finendo per leggere l'opera del fotografo attraverso la griglia
interpretativa del... kitsch.
Se non fosse per la fama del suo autore, questo sarebbe un
intervento ormai (meritatamente) liquidato come espressione dei
primissimi brancolamenti della ricerca critica su Gloeden, superato per
la palese assenza d'elementi su cui l'autore potesse basare il suo
liquidatorio giudizio.
Purtroppo, come uno
zombie, nel mondo accademico di tanto in
tanto questo
scritto riappare e viene citato.
Bell,
Alexander Graham (1847-1922), A country where going to America is
an industry, "National
geographic magazine", december 1909, pp. 1063-1102.
Reportage
sull'emigrazione
siciliana negli Usa, con 27 foto di Gloeden, alcune delle quali mai
viste
altrove. Non parla di Gloeden, si limita ad utilizzarne le foto.
Le foto erano state portate da Taormina dalla moglie di
Alexander Graham Bell ("inventore
del telefono"), che era anche uno dei soci fondatori del "National
Geographic".
L'intero numero della
rivista è online
sul sito del "Biodiversity trust".
Boisard, Auguste (secc. XIX-XX), Taormina la divine, "Le Monde
illustré", 4 juillet 1903, p. 147-150.
L'articolo
è in teoria su Taormina, ma l'autore si sofferma per una
pagina buona a descrivere la sua visita allo studio di Gloeden, dove in
assenza dell'artista è ricevuto da Pancrazio Buciunì (che gli mostre le
foto di nudo che Gloeden gli aveva scattato).
L'articolo è illustrato
con foto di Wilhelm von
Gloeden, Giovanni Crupi e Giuseppe Bruno (putroppo tutte non
accreditate).
Il testo
originario è
online, assieme al resto del numero, su Gallica.fr.
Bolognari,
Mario, I ragazzi di von Gloeden. Poetiche omosessuali e
rappresentazioni
dell'erotismo siciliano tra Ottocento e Novecento, Città del
Sole Edizioni, Reggio Calabria 2012.
La migliore e più completa opera storica su Gloeden e sulla
Taormina del suo tempo attualmente esistente.
[Questo è solo un
"segnaposto", in attesa di trovare
il tempo per recensirla]
Bolognari, Mario, "Taormina and the
strange case of Baron von Gloeden", in:
Lorenzo Benadusi, P.L. Bernardini, E. Bianco, e Paola Guazzo (curr.), Homosexuality in Italian literature,
society, and culture, 1789-1919,
Cambridge Scholars Publishing, Newcastle Upon Tyne 2017, pp. 155-183
.[Questo
è solo un "segnaposto", in attesa di trovare
il tempo per recensirla].
Bolognari,
Mario, Falsi miti di Belle Epoque. Ai tempi “felici” del fotografo
Wilhelm
von Gloeden la Taormina dei poveri emigrava in America,
"Illuminazioni",
n. 16, aprile-giugno 2011, pp. 13-63.
Splendida analisi
delle condizioni sociali a Taormina negli anni di Gloeden, che mostra
come
la realtà fosse ben diversa da quella "arcadica" descritta da Gloeden,
ma fosse fatta di povertà spaventosa e di emigrazione di massa,
che spopolò interi paesi intorno a Taormina.
Il testo è apparso
su una rivista online, da cui è scaricabile liberamente (fare clic sul
link per inizare lo scarico del .pdf).
Boss,
Mrs George C. Jr, Sicily, the battle-field of nations and of nature,
"National
geographic magazine", January 1909, pp. 96-118.
Il testo è
illustrato da foto acquistate in Italia dalla moglie di Alexander
Graham Bell,
che purtroppo ebbe l'idea geniale di firmarle tutte come proprie.
Almeno sei sono certamente di Gloeden, ma forse le immagini da
attribuire a lui sono di più.
L'intero numero della
rivista è
online sul sito del "Biodiversity trust".
Calogero, Lorenzo, Taormina la trasgressiva! Ovvero:
l'origine del "mito Taormina", "Quaderni taorminesi"; ca. 2000,
pp. 35-38.
Di
quest'opera ho potuto consultare solo una fotocopia, a cui mancava
l'indicazione dell'anno, che comunque dovrebbe essere il quinto
(verso il 2000).
Si
tratta di un articolo la cui importanza consiste nel prendere infine
atto, in una rivista rivolta a un pubblico locale, dell'importanza
del turismo omosessuale (e quindi dell'immagine propagandata per il
mondo da von Gloeden) per gli inizi delle fortune turistiche di
Taormina.
Per
il resto, Calogero riferisce le vicende basandosi sul solo romanzo di
Peyrefitte quale fonte storica.
La
scelta è funzionale a conferire una certa aura poetica all'accaduto,
ma ovviamente a tutto scapito della precisione storica.
D'Agostino,
Carlo (sec. XIX-sec. XX), Il barone
Guglielmo von Glöden, "La Rondine mensile artistica
letteraria mondana", anno III, nn. 5-6, maggio 1928, s.i.p.
L'ultimo omaggio
d'una rivista (un bollettino turistico taorminese) a un Gloeden sempre
più visto come un avanzo del passsato.
L'autore lo descrive, simpateticamente, come ancora pieno di vita ed
energie, ma il tono del brano è quello riservato a una celebrità che
ormai appartiene al passato. Del resto Gloeden sarebbe morto solo tre
anni dopo.
Ho ripubblicato il
testo nel
presente sito.
Cust,
Robert
H. Hobart (1861-1940), Photographic studies, illustrated by
Guglilemo Plüschow
and Count von Gloeden, "The photogram", XLI-XLII,
n. 41, London 1897,
pp. 129-133
(prima parte), e
Cust,
Robert
H. Hobart (1861-1940), Photographic studies, illustrated by
Guglilemo Plüschow
and Count von Gloeden, "The photogram", XLI-XLII,
n. 42, London 1897,
pp. 157-161
(seconda e ultima parte).
Un
vero e proprio saggio sul nudo in fotografia, che utilizza come
esemplificazione le foto di Gloeden e Plüschow. Palesemente l'autore
ha preferenze sessuali per i ragazzi, ma cerca di proporre un discorso
oggettivo, soprattutto per spezzare una lancia a favore dell'idea che
la fotografia possa essere arte, e in particolare il nudo offra
occasioni molto sottovalutate di produrre il Bello.
Cust ha conosciuto e frequentato sia Gloeden a Taormina che Plüschow a
Roma. La parte più curiosa del suo scritto è quella in cui parla dei
modelli, dopo averli conosciuti di persona, ed essere rimasto colpito
dal loro aspetto dimesso, ben diverso da quello idealizzato nelle
fotografie. Gli italiani sono piccoli, sproporzionati, e perdono la
bellezza adolescenziale con molta rapidità, lamenta Cust. Le sue
considerazioni sugli italiani sono decisamente oltre il limite del
razzismo.
Un documento che merita la lettura sia per quanto lascia capire sulla
battaglia per fare ammettere la fotografia fra le arti, sia per quanto
lascia intravedere dietro le quinte del lavoro di Gloeden e Pluschow.
Ho pubblicato
testo e traduzione di entrambe le puntate nel presente sito.
Essebac,
Achille (Achille Bécasse, 1868-1936), L'élu,
chapitre VI, Chamerot & Renouard, Paris 1898.
Al
riparo dell'apparenza della finzione narrativa, il romanzo descrive
al capitolo VI la baraonda di "ragazzi di vita" che vanno e
vengono dallo studio d'un fotografo omosessuale di Roma, che è
palesemente Plüschow
.
Essebac
lo aveva evidentemente frequentato, come si giudica da dettagli che
appaiono anche in altri suoi romanzi (come la descrizione in
Partenza...vers
la beauté!
dei ragazzi ciociari a Roma, a poca distanza
dallo studio di Plüschow,
che infatti non a caso li utilizzò come modelli, nel loro
caratteristico costume, nelle sue foto).
Può quindi essere trattato
come una fonte indiretta che, se non restituisce dati storici esatti,
se non altro testimonia di un clima e un'ideologia.
Ho
tradotto e pubblicato
il brano nel presente sito.
Essebac,
Achille (Achille Bécasse, 1868-1936), Partenza... vers
la beauté!, Chamerot & Renouard, Paris 1898.
Taccuino di viaggio
in Italia di un omosessuale molto appassionato di adolescenti.
Visitando
Roma descrive la scalinata su cui si offrono i "modelli per artisti"
ciociari, e commenta la produzione di foto di nudo maschile venduta dai
negozi di via Sistina. Curiosamente, trova o troppo effeminati o troppo
bestiali i modelli di Gloeden, mentre va in visibilio per i "ragazzi di
vita" di Plüschow (che egli frequentò, vedi la voce precedente).
Ho trascritto e
tradotto in italiano questa parte nel mio sito, qui.
Evangelista,
Stefano, "Aesthetic encounters: the erotic visions of John Addington
Symonds and Wilhelm von Gloeden". In: Luisa Calè e Patrizia Di Bello
(curr.), Illustrations,
optics and objects in nineteenth-century literary and visual cultures, Palgrave MacMillan, Houndmills
2010, pp. 95-104.
Il saggio è imperniato
sull'interesse che per il militante omosessuale inglese J. A. Symonds avevano le foto create da Gloeden come "immagini di desiderio".
L'autore è poco interessato alle foto in quanto tali, che per lui sono
solo l'ennesima incarnazione d'un discorso "orientalista", razzista,
classista ed anche un po' colonialista, nei confronti dei modelli.
L'autore propone anche alcune
osservazioni interessanti (ad esempio
laddove nota a p. 98 che l'arte di Gloeden si rapporta più con la
scultura che con la pittura), ma non dà loro seguito, privilegiando
l'aspetto politico a quello artistico.
Del resto secondo lui "l'ingenuità
che informa l'estetica di von Gloeden è di fatto una forma di kitsch,
costruita attraverso una mistura eclettica fra accademismo greco,
latino e Belle Arti, creato dal godimento simultaneo di estetica
elevata e cattivo gusto" (p. 98).
Come se non bastasse, l'autore è imbarazzato dal contenuto
omosessuale dell'immaginario di
Gloeden, quindi fa salti mortali incredibili per evitare di usare la
parola "omosessuale" utilizzando ogni tipo di giro di parole, anche
grottesco, da "omofilo" a... "omoeroticamente inclinato"
(p. 94).
Un
esempio di come il neopuritanesimo accademico americano sia tornato a
inquinare il discorso sulla storia omosessuale italiana, con argomenti
nuovi di zecca per discorsi e attggiamenti vecchi come il cucco.
Faeta, Francesco,
Wilhelm von Gloeden. Per una lettura antropologica delle
immagini,
"Fotologia" (Alinari, Firenze), vol. 9, 1988, pp. 88-104.
L'autore
ha, nel 1984, interrogato sulle pratiche omosessuali la
generazione di taorminesi che conobbe Gloeden (compreso un suo amante
per due anni, V. L. P. , nato nel 1910).
Purtroppo il taglio del saggio è
di tipo strettamente antropologico, quindi, pur contenendo qualche
intrigante frustolo
delle
risposte, l'autore è meno interessato a raccontare cosa ne pensavano i
suoi testimoni dell'omosessualità e di Gloeden, e più a confrontare, in
un approccio accademico, cosa ne pensavano Roland
Barthes o
Michel Foucault.
Si spera che in un qualche futuro l'autore possa trovare il modo di
pubblicare anche le testimonianze, che sono uniche, in un nuovo
intervento.
Purtroppo la
rivista su
cui l'intervento è ospitato non ha stampato al meglio le foto di
Gloeden che accompagnano il testo, che hanno una sgradevole viratura
giallastra.
Falco, Giuseppe
(1875-1941), Su
alcune anomalie sessuali, "Rivista di medicina legale e
giurisprudenza
medica", 1919, pp. 100-106 e pp. 133-137. Con una tavola f.t.
Saggio medico-legale interamente
dedicato al caso di Wilhelm
von Plüschow (qui citato come "G. P.").
L'autore ha
chiaramente letto
la
sentenza
del processo, dato che ne cita alcuni estratti, ma non si è
basata solo su quella, visto che fornisce ulteriori dati, alcuni dei
quali
ignoti (per esempio, un problema con la polizia a Roma nel 1898).
Purtroppo solo la
prima metà
del documento parla del caso, la seconda essendo dedicata a un esame
morfologico
dei modelli, alla ricerca di eventuali "tare degenerative" sui loro
organismi
(!), basandosi sull'esame delle foto sequestrate, consegnate al Museo
di criminologia di Roma, nel quale si trovano tuttora.
Flacco,
Antonino, "Quella
camera oscura interiore il cui ingresso è vietato..." / "That
interior darkroom whose entrance is forbidden... The Arcadia of the
nude in
photography". In: Amendolagine,
Francesco (cur.), San Domenico in
Taormina, Marsilio, Venezia 1999, pp. 140-149.
Raccolta
di scritti, in inglese ed italiano, sulla storia dell'alòbergo di lusso
"San Domenico", anticamente un convento domenicano.
L'auotre di questo saggio ha competenze nella storia della fotografia,
che esibisce, ma nessuna competenze specifica su Gloeden, sul quale
evita di dire qualsiasi cosa non fosse già ampiamente nota. In
particolare, evita d'approfondire il tema che aprendo un libro del
genere chiunque si sarebbe aspettato, ossia il periodo di utlizzo
dell'ex convento di San Domenico da parte di Gloden come location
per le sue fotografie di nudo. Ed anche dopo che il covento divenne un
albergo, Gloeden aveva comunque acquistato la casa di fronte ad esso,
invitando con grosse scritte sul muro esterno del suo giardino i
turisti a visitare la sua esposizione d'arte, nonché a portare le loro
foto a sviluppare, o a svilupparle personalmente nella "camera oscura"
che la ditta Gloeden noleggiava.
Per riempire in qualche modo lo spazio assegnatogli, non volendo
parlare di ciò di cui avrebbe dovuto logicamente parlare, l'autore si
lancia allora in una lettura in chiave psicoanalitica del lavoro
di Gloeden, trovando che esso è l'espressione di un "istinto di morte", nella lettura più omofobica del'opera del "barone fotografo" che io abbia mai letto.
|
Wilhelm
von Gloeden, foto dal libro The spell of Southern shores (1926).
|
Tradotta dal
russo da Paolo
Galvagni, ecco la descrizione d'una
serata trascorsa
nel 1899 da una scrittrice lesbica presso von Gloeden, a Taormina.
Rivela
l'atteggiamento
"folcloristico" e "colonialista" con cui Gloeden interagisce coi
ragazzi
indigeni, ma anche il clima di sogno di cui aveva saputo ammantare la
sua
permanenza in Sicilia, trasformando gli indigeni in esotiche (ed
erotiche) comparse.
L'ho
messa online nel presente sito.
Gloeden,
Wilhelm von, Kunst in der Photographie, "Photographische
Mitteilungen",
n. 36, 1899, pp. 3-10
Gloeden, davanti a
un consesso di colleghi fotografi, spiega la sua estetica e la sua idea
di fotografia, e
racconta come è giunto a creare il mondo delle sue foto.
Ho fatto tradurre
e ho pubblicato questo
testo nel presente sito.
Goldberg,
Vicki, A man-made Arcadia enshrining male beauty, "New
York
Times", August 13 2000, pp. 30-31.
Recensione
all'opera
di Gloeden, in occasione d'una mostra a New York. Equilibrato.
Online
su "Forum Romanum".
Goldman,
Jason, "The golden age of gay porn". Nostalgia and the photography
of Wilhelm von Gloeden, ''GLQ', XII (2) 2006, pp. 237-258.
Questo saggio è fondamentalmente una carrellata su come l'opera di
Gloeden sia stata recepita sul mercato di lingua inglese, dai suoi
giorni fino all'epoca di internet, su vari piani che vanno dalla
idealzzazione nostalgica estetizzante del passato, alla pura e semplice
pornografia.
Purtroppo in qualche piccolo punto il saggio propone osservazioni che
soffrono del fatto che la divisione fra quanto prodotto da Gloeden e
quanto prodotto da Pluschow e Galdi nel 2006 era ancora ancora
incompleta, attribuendo così a Gloeden caratteristiche che che in
realtà erano più tipiche degli altri due fotografi che sue.
Helbig,
Konrad (1917-1986), Ragazzi,
editions Braus, Heidelberg 2001.
Quest'opera
(in-quarto, splendidamente
stampata in bicromia, con testo in tedesco e italiano) non contiene
alcuna
foto di Gloeden, bensì il lavoro d'un fotografo tedesco che nelle
sue immagini di ragazzi italiani degli anni Cinquanta e Sessanta mostra
di averne assorbito il linguaggio, contaminandolo magari con quello,
posteriore,
di Herbert List.
Interessante
come documentazione
della persistenza della visione gloedeniana anche dopo la sua morte. E
splendida come opera in sé.
Hüttinger, Martin, Weisheit aus der
Projektion männlicher Jugend: Wilhelm von Gloeden - Photographien im
Lichte der biblischen Weisheitsliteratur, "Werkstatt Schwule Theologie", XIV (2)
2007, pp. 250-260.
Considerazioni teologiche queer sulle fotografie di
Gloeden.
Non
leggo il tedesco, quindi non ho idea di cosa dica, ma certo questo è il
saggio più bizzarro mai scritto sul "barone fotografo".
Limbosch,
Paul (1879-dopo 1932), L'exposition
Gloeden au cercle artistique (21-29 Novembre 1908), "Association
belge de photographie - Bulletin", XXV 1908, pp. 416-419.
Relazione
su una mostra di Gloeden tenuta a Bruxelles, contenente un
interessante giudizio artistico del suo lavoro. Ne ho pubblicato testo
e traduzione italiana nel
presente sito.
Gloeden è nominato altrove in questo numero anche alle pp. 369, 404,
406, 421, 423, 431, 451 e 454.
L'annata del
Bulletin è online qui.
Loescher,
Fritz (1873-1908), Über Kunstphotographie, "Das
Atelier des Photographen", VI 1899, pp. 195-200.
Recensione in preparazione.
Marziani,
don Giovanni Battista (1881-1917),
Un grido d'allarme all'indirizzo di tutti
i taorminesi. Discorso 14 giugno 1908, Tipografia san Giuseppe,
Messina 1908.
Testo del sermone
che il parroco della cattedrale di Taormina fu costretto a tenere dopo
le furibonde polemiche nate dalle accuse di fare "mercato di carne
umana" che il
giornalista Umberto Bianchi scagliò contro Gloeden e la sua cerchia.
Il sacerdote ovviamente condanna coloro che praticano l'omosessualità,
ma lo fa con un costante sforzo di non nominarla mai, esattamente come
non nomina nessuno dei protagonisti dello scandalo, utilizzando giri di
parole tanto larghi che si capisce l'argomento della predica solo
conoscendo già i fatti a cui allude, senza mai citarli.
Nonostante non riferisca nessun "fatto" utile allo storico, è comunque
d'un testo importante per capire cosa, in quell'anno o poco dopo, abbia
spinto
Gloeden a smettere di fotografare il nudo.
Ho messo online
sul presente sito la trascrizione del testo.
Mason,
Caroline Atwater (1853-1939), The spell of southern shores, The
page company,
Boston 1915, pp. 201-202.
|
Immagine:
collezione G. B. Brambilla.
|
Matteucci,
Nina (secc. XIX-XX), Wilhelm von Gloeden, "Varietas"
n. 75, luglio 1910, pp.
401-406.
Nel 1908 Gloeden subì
pesanti attacchi, che riuscì a rintuzzare senza danni irreparabili,
come "mercante di carne umana". Nel
1910 la polemica si riaccese a causa d'una denuncia anonima che
segnalava la sua opera come oscena, provocando un'indagine da parte del
Ministero degli Interni, che avrebbe tenuto aperto un fascicolo su
Gloeden fino allo scoppio della guerra.
Per disbrigarsi da questa situazione, da un lato Gloeden smise di
fotografare il nudo (dopo il 1908 non appaiono più "facce nuove"),
e dall'altro commissionò, oppure accettò volentieri, il presente saggio
critico, che difende entusiasticamente il carattere "classico" e per
nulla osceno della sua arte.
Secondo
Nina Matteucci l'opera di Gloeden dava in effetti accesso
nientepopodimenoché alla Grecità classica stessa, miracolosamente
rediviva nelle sue foto.
Ovviamente
Gloeden fu "classico" solo nel senso che la sua estetica faceva
riferimento al neo-classicismo accademico, pompier, e
già eclettico,
di fine Ottocento, ma per la Matteucci la "classicità" era appunto
quella.
Negli
anni precedenti la guerra (1910-1915) Gloeden mobilitò tutte le sue
amicizie per sfuggire al cappio che gli si chiudeva attorno, ottenendo
articoli come questo e addirittura un premio del Ministero della
pubbica istruzione.
Purtroppo per lui l'estetica neo-classica e
accademica era già ampiamente al tramonto, come rivela la copertina
stessa di questa rivista, pienamente Art
Nouveau.
Più che le denunce, da cui Gloeden riuscì a schermarsi grazie alle sue
amicizie, sarebbe
stato questo cambiamento di gusto, definitivo alla fine della Prima
guerra mondiale, a rendere obsoleto il suo progetto artistico.
Questo
articolo fotografa lo "zenit" della parabola artistica di Gloeden,
nell'attimo subito precedente l'inizio della discesa della sua fama,
quindi merita la lettura.
Ho
messo online questo testo nel presente sito.
Michel,
Etienne (secc. XIX-XX), Jean Lorrain en Sicile, ''L'Esprit
Français'', 4e
année, tome V, n. 6, 10 juin 1932, pp. 141-146.
Racconto d'un incontro fra
l'autore e
Wilhelm von Gloeden, avvenuto nel 1911, nel quale il fotografo aveva
raccontato
i due suoi incontri con il romanziere francese (morto nel 1906). Lo
scritto
è particolarmenre interessante per la minuziosisima descrizione
del giardino e della casa di Gloeden.
Ciò che questo articolo tace è
che Lorrain era (notoriamente!) omosessuale; ciò sapendo, la
descrizione
dell'affinità più volte sottolineata da Gloeden con lo scrittore
francese si capisce meglio.
Dal racconto emerge un Gloeden
che introduce
il suo celebre ospite ai ragazzi taorminesi, organizzando per lui una
serata
presso la propria villa sul Monte Ziretto, nel quali "figli di pastori
e contadini" danzano per gli ospiti balli tradizionali siciliani.
Ho messo online nel presente
sito testo
francese e traduzione italiana.
Miraglia,
Marina (1938-2015), L'eredità di Wilhelm von Gloeden, Amelio,
Napoli
1977.
Opuscolo di
sette pagine (non illustrato) che introduce in modo equilibrato e senza
pruderie l'opera di Gloeden, e annuncia
l'acquisizione del suo
archivio
da parte della galleria Lucio Amelio di Napoli. Che con le lastre
originali
aveva ristampato le foto della mostra a cui questo libretto si
accompagnava.
Da
questa collezione il fondo sarebbe passato, alla morte
del gallerista, alla Fondazione Alinari di Firenze, dove
tuttora si
trova.
Miraglia,
Marina (1938-2015), Guglielmo Plüschow alla ricerca del bello ideale,
"AFT
(Archivio fotografico toscano)", anno IV, n. 7, giugno 1988, pp. 62-67.
Il
testo è
integralmente online in scansione come .jpg.
Si
tratta d'uno
scritto fondamentalmente di critica d'arte, che dopo qualche scarno
appunto
biografico (non privo di qualche imprecisione, ma per l'epoca
insolitamente
informato) tratta delle differenze artistiche fra Gloeden e Plüschow,
e dell'inserimento di Plüschow nel contesto dell'arte fotografica
della fine del XIX secolo.
Nonostante
le scoperte intervenute con gli anni abbiano reso in parte superata la
parte biografica, il saggio merita ancora la lettura per la parte
critica,
che rimane valida.
Miraglia, Marina, "Wilhelm von
Gloeden e il Postmodernismo". In: Fotografi e pittori alla prova della
modernità, Bruno Mondadori, Milano 2012, pp. 151-167.
[Questo è solo un
"segnaposto", in attesa di trovare
il tempo per recensirla]
Mormorio,
Diego, La lunga vacanza del barone von Gloeden, Peliti
associati,
Roma 2002.
Tre
raccontini (36 pagine), in-ottavo piccolo, sull'arrivo di Gloeden a
Taormina,
sul suo amico e poi avversario, il barone Geleng, e sul processo per
"oscenità"
subito dal suo erede nel 1936-41.
Il
tema omosessuale è comunque tenuto in sottotono, se non nascosto.
Namias, Gian Rodolfo, Il ritratto fotografico e l'arte nel
ritratto, Il progresso fotografico, Milano 1915.
Albert, Armando e Namias, Gian Rodolfo, Il paesaggio fotografico e l'arte nel
paesaggio, Il progresso fotografico, Milano 1914.
Poco
prima della Grande Guerra, Gloeden entrò nelle grazie d'una delle
persone più importanti per la storia della fotografia italiana
dell'epoca: Gian Rodolfo Namias
(1867-1938), direttore de "Il progresso fotografico".
Questi due manuali scritti da lui sono ampiamente illustrati da tavole
fuori testo, che illustrano gli ideali estetici dell'autore. Il libro
sul ritratto contiene almeno 9 foto di Gloeden, mentre quello sul
paesaggio ne pubblica cinque, tutte animate da figure umane (e in due
casi, da nudi maschili).
Un'importante attestazione di stima verso Gloeden come artista,
nonostante gli attacchi scatenati dai cattolici e dai socialisti nel
1908-1910, che lo accusavano d'essere un pornografo.
Nicolosi,
Pietro (1925-2002), I baroni di Taormina, Flaccovio, Palermo
1959 e Giannotta,
Catania 1973 (prefazione di Roger Peyrefitte).
Libro di storia
locale taorminese contenente una biografia di "Guglielmo" Gloeden
(pp. 39-66 della riedizione), e di qualche altro ricco turista
omosessuale che frequentò
Taormina fra Ottocento e Novecento. La prima edizione propone anche una
selezione di fotografie.
È assai
utile per ricostruire l'ambiente sociale in cui
operò e visse
il "barone fotografo": l'autore aveva ancora a disposizione i testimoni
oculari di quell'epoca. Non a caso
è l'unico a riferire i nomi e cognomi dei principali modelli di
Gloeden.
Benché scritto
sulla scia della narrazione di Roger Peyrefitte,
il cui incantesimo Nicolosi non intende infrangere, quest'opera è di
quanto di più vicino esista a una biografia "di prima mano" di Gloeden,
e risulta, per quanto è stato possibile verificare fin qui, attendibile
nelle sue affermazioni.
Oliari, Enrico, L'omo delinquente. Scandali e delitti gay
dall'Unità d'Italia a Giolitti, Prospettiva editrice, Roma 2006.
Contiene i
capitoli:
"Catania, 1908: von Gloeden e il commercio di giovani da parte dei
tedeschi", e
''Roma, 1908: Processo a Wilhelm von Plüschow'',
che descrivono l'attacco contro i due fotografi di nudo maschile in
Italia nel 1907/8, sull'onda degli scandali omosessuali stranieri.
Oltre a discutere la vicenda, pubblica anche per la prima volta in
appendice materiali essenziali, come la
trascrizione della sentenza di condanna a Plüschow, e trascrizioni
di articoli
polemici contro Gloeden nel 1908. (che ho ripubblicato nel presente
sito riprendendoli da lì).
Palumbo, Pacifico, Wilhelm von Gloeden & me. Original
paintings and drawings inspired by Wilhelm von Gloeden photographs,
Booksmyth, Shelburne Falls, Ma 2021.
Da
ragazzo, racconta Palumbo nell'introduzione, l'autore voleva fare il
pittore, ma il padre glielo aveva proibito perché sarebbe diventato o
comunista o queer. Andato in
pensione, Palumbo ha infine fatto un corso di pittura, ed ecco la
realizzazione del suo sogno in 88 pagine a colori di trasposizioni a
colori d'immagini di Gloeden, Plüschow e Galdi. Più 24 pagine di
trasposizioni di foto di nudo maschile scattate dall'autore.
La qualità della sua arte può essere giudicata dall'immagine in
copertina, che ben riflette il livello di tutto il libro.
Paton, William Agnew, Picturesque Sicily, Harper
& Brothers, New York 1898.
Fra
le numerose tavole fuori testo (non numerate) ben 15 sono opera di
Gloeden, il cui nome non è però mai citato. (Del resto gli Usa non
avevano ancora firmato gli accordi internazionali sul diritto
d'autore).
Esilaranti le didascalie razziste
apposte dall'autore, che specificano meticolosamente il "tipo razziale"
di ogni soggetto italiano (greco, saraceno, normanno), senza sapere che
alcuni modelli non erano siciliani bensì abruzzesi.
Alle pp. 339-348
l'autore racconta inoltre il suo soggiorno a Taormina, ma neppure qui
nomina mai Gloeden.
L'edizione
del 1897 è scaricabile da Google libri e quella
del 1898 dall'Internet Archive.
Perna,
Raffaella, Wilhelm von Gloeden. Travestimenti, ritratti,
tableaux
vivants, Postmedia, Milano 2013.
Finalmente uno
storico italiano della fotografia affronta Gloeden senza preconcetti e
senza cercare di nascondere sotto il tappeto il fatto che la sua opera
appartenne, anche, alla cultura omosessuale di fine
Ottocento
e inizio Novecento.
Questo
libriccino
(in-quarto) è più un saggio illustrato che (l'ennesima) antologia
d'immagini: testo e foto si dividono a metà lo spazio. L'autrice
fornisce sia una biografia che un agile riassunto della fortuna critica
di questo fotografo in Italia e all'estero.
L'opera interessa
quindi soprattutto a chi desideri leggere una biografica
critico-artistica
che superi una buona volta le favole diffuse dal romanzone
di Peyrefitte, magari a integrazione del meraviglioso saggio
di Mario Bolognari, che ha un taglio storico-antropologico e non
biografico-artistico.
L'opera
di
Perna aggiorna di almeno tre decenni quanto disponibile in italiano
sulle
vicende biografiche e critiche di Gloeden, svecchiando drasticamente la
conoscenza disponibile nella nostra lingua, ed aggiungendo materiale
inedito
frutto della ricerca originale dell'autrice. La quale per eccesso
di
modestia non valorizza appieno, segnalandoli come tali, i suoi
contributi
originali, che il lettore non a conoscenza della letteratura esistente
può essere portato a non riconoscere, ma che esistono e sono numerosi:
cito fra tutti il testo della sentenza definitiva d'assoluzione
dell'erede
di Gloeden, Pancrazio Buciunì, qui pubblicata per la prima volta,
dimostrando come quella circolata fino ad oggi fosse in realtà la
sentenza di primo grado.
Molte sono le
lacune riempite da Perna nelle conoscenze (approssimative e spesso
intenzionalmente
mistificanti) circolate fino ad oggi, con un amorevole lavoro
filologico
di particolare importanza e interesse, anche se inevitabilmente
destinato
a sfuggire al lettore non pienamente addentro nel tema.
Si aggiunga
il fatto che l'aspetto iconografico non è per niente
secondario,
dato che Perna ha cercato di proporre immagini per quanto possibile
inedite:
cosa non facile per un autore, come Gloeden, su cui il mercato ha già
proposto letteralmente
decine di edizioni, ma in buona parte riuscita, restando alla larga
dalle paludi del "visto e stravisto".
La
stampa (monocroma
in bianco e nero, ma su carta patinata) e la qualità delle riproduzioni
sono adeguate al livello d'un libro fotografico a prezzo economico (€
19)
e sono più che all'altezza del tipo di proposta editoriale scelta.
Lodevole
l'attenzione (ormai imprescindibile per qualsiasi lavoro che voglia
avere,
come questo, un approccio filologico) prestata nel riportare sempre il
numero di catalogo laddove presente sul retro delle foto, ed anche la
competenza
che ha permesso all'autrice di non sbagliare neppure un'attribuzione:
qui
tutte le foto di Galdi
e Plüschow
sono chiaramente identificate come tali. Qui siamo ormai a ben altro
livello,
rispetto ad alcune opere di solo un paio di decenni fa.
Il prezzo e
le dimensioni contenute (109 pagine, di cui una buona metà d'immagini)
fanno di quest'opera l'introduzione ideale a Gloeden ed alla sua opera,
e la consiglio come tale.
Il solo limite
che riesco a immaginare è che, essendo l'attenzione dell'autrice
rivolta con prepotenza alla storia dell'arte, l'importanza sociale e
addirittura
politica che ebbe l'opera di Gloeden per l'immaginario collettivo
omosessuale
dell'Otto e Novecento è molto trascurata, salvo laddove abbia avuto
influssi su artisti gay contemporanei come Mapplethorpe o LaChapelle,
che
sono peraltro discussi apertamente e senza nessun falso pudore.
Non si
tratta quindi di censura, come nelle opere precedenti di autori
italiani
(quasi "mitica" resta la devastante omofobia dell'edizione
Longanesi del 1980), bensì di focalizzazione, purtroppo necessaria
in un libro di dimensioni tanto contenute.
Resta
comunque
il fatto che è un peccato che un'autrice dall'approccio tanto rilassato
all'ottica gay nell'arte non abbia avuto lo spazio per approfondirne
l'importanza
in Gloeden: di sicuro avrebbe avuto da dare un contributo interessante.
Un contributo che, purtroppo, nella critica d'arte italiana continua a
mancare, con
la sola eccezione del lavoro di Eugenio Viola.
Peters, Kathrin, "Anatomy is
sublime: the photographic activity of Wilhelm von
Gloeden and Magnus Hirschfeld", in: Michael Thomas Taylor, Annette F.
Timm e Rainer Herrn (curr.), Not
straight from Germany: sexual publics
and sexual citizenship since Magnus Hirschfeld, University of
Michigan
Press, Ann Arbor 2017, pp. 170-190.
Analisi dell'uso
di foto di Gloeden fatto da Magnus Hirschfeld per illustrare le opere
sue e dei suoi discepoli per
dimostrare la teoria degli "stadi sessuali intermedi".
L'autrice non
conosce Gloeden, come dimostra il fatto che per analizzarlo cita Barthes
e Foucault e Butler, cosicché è quasi inevitabile che delle
otto foto di Gloeden qui analizzate ben quattro e forse cinque
siano in realtà di Plüschow.
Ovviamente il
saggio ha ragione nel sottolienare che era un abuso utilizzare come
documenti "scientifici" immagini come quelle di Gloeden, nate con
intenti
esclusivamente artistici, tuttavia questa argomentazione vale per
qualsiasi fotografo
di nudo artistico.
Il saggio risulta quindi molto più interessante per
chi studi Hirschfeled che per chi studi Gloeden.
Peters, Kathrin, "Sichtbarkeit und
Körper: Wilhelm von Gloeden, eine Revision", in: Herta Wolf (cur.) Zeigen und/oder Beweisen? Die Fotografie
als Kulturtechnik und Medium des Wissens, De Gruyter,
Berlin/Boston 2016, pp. 170-190.
(Riflessione queer).
Peyrefitte,
Roger (1907-2000), Eccentrici amori,
Longanesi, Milano 1967.
L'edizione
originale
(Les
amours singuliers) fu edita nel 1949.
Una delle due
narrazioni di questo libro è dedicato a una compiaciuta biografia
di Wilhelm von Gloeden, mentre la seconda parla della passione
incestuosa
d'una madre per il figlio omosessuale.
Fu quest'opera
narrativa a ridare celebrità a Gloeden, dopo un periodo d'eclissi
della sua fama, al punto che per decenni l'opera del "barone
fotografo" è stata letta attraverso il filtro (e in parte specchio
deformante) di Peyrefitte.
Quest'opera
è anche, indirettamente, responsabile della corsa ad attribuire
a Gloeden qualunque foto di nudo maschile prodotta in Italia a fine
Ottocento,
corsa che nel secolo scorso ha inquinato il corpus di Gloeden
con opere di altri
fotografi. Essendo quello di Gloeden (grazie a Peyrefitte) il solo nome
noto, le sue foto valevano di più sul mercato
antiquario.
Da qui valanghe di attribuzioni "disinvolte", e non certo
disinteressate,
da parte di commercianti d'immagini e collezionisti.
Nota bene:
nonostante
Peyrefitte abbia fatto in tempo a parlare con chi aveva conosciuto
Gloeden
in vita, e si basi nel suo racconto su fonti di prima mano, lo scritto
rimane comunque opera letteraria e romanzata. Non è una biografia
di carattere "scientifico" e filologico, e va quindi presa con molta
prudenza.
Ciò detto,
chiunque studi Gloeden dovrebbe partire dalla lettura di questo testo,
perché molti saggi critici posteriori sono conferme o smentite (di
solito non dichiarate) al ritratto reso celebre in quest'opera.
Peyrefitte,
Roger (1907-2000), Wilhelm von
Gloeden, Éditions textes gais, Paris 2008.
Riedizione con
nuovo titolo de Les amours singuliers.(vedi voce
precedente).
Con un'operazione
commerciale di rara confusionarietà, viene qui riproposto solo il primo
dei due raconti de Les amours
singuliers (quello che fa parlare in prima persona Gloeden della
propria vita),
con l'aggiunta di un'introduzione che parla del rapporto di Peyrefitte
con Taormina e Gloeden, e di un'appendice di una cinquantina di
fotografie
di nudo "dalla collezione Peyrefitte" (ma ne sono state aggiunte a
casaccio diverse, trovate chissaddove).
Una
scelta che ci riporta indietro di trent'anni, con scatti di Gloeden,
Plueschow e Galdi (più una foto, del tutto estranea al gruppo, di Louise
Binder-Mestro) mescolate
in un guazzabuglio che esclude che queste foto possano avere un valore
documentario rispetto al racconto,
rivelandosi alla fine solo una carrellata di ragazzotti nudi col
pisello al vento.
Chi ha prodotto questo "oggetto librario" si è
inoltre preso la libertà di ridimensionare le foto, mutilarle,
tagliarle, senza avvisarci, sconvolgendo le messe in posa e le
inquadrature di Gloeden.
E non inizio neppure a dire della stampa, che è semplicemente atroce.
Eppure
uno studio serio su Peyrefitte e Taormina si sarebbe effettivamente
rivelato molto interessante, dato che per decenni Gloeden è stato letto
quasi esclusivamente attraverso l'intepretazione di
Peyrefitte. Purtroppo ci si deve accontentare di qualche
ricordo e pettegolezzo del suo esecutore testamentario, interessante
sì, ma non risolutivo.
Fondamentalmente,
un'iniziativa editoriale inutile.
Pietsch,
Ludwig (1824-1911), Kunst und Photographie,"Velhagen
&
Klasings Monatshefte", 1893-94, pp. 385-399.
Saggio
sull'arte di Gloeden, in tedesco, illustrato da alcune incisioni tratte
da foto di Gloeden risalenti alla produzione del periodo napoletano e
del
periodo dell'apprendistato fotografico con Giuseppe Bruno a Taormina.
Ho
caricato le scansioni dell'intero articolo, ottenute grazie alla
cortesia
di Malcom Gain, su
WikiCommons (fare clic su ogni immagine per ingrandirla).
Pohlmann,
Ulrich, "Wilhelm von Gloeden: la visione di un paradiso terrestre fin
de siècle", in: Peter Weiermair, Il nudo maschile nella
fotografia
del XIX e del XX secolo, Essegi, Ravenna 1987, pp. 29-43.
Questo eccellente
saggio di uno
dei migliori studiosi di Gloeden, ne esamina l'opera dal
punto
di vista della storia della fotografia e della storia sociale.
Non nasconde
minimamente il carattere omosessuale della sua produzione, e ne valuta
il significato nel contesto sociale, culturale e artistico dell'epoca,
con osservazioni acute e interessanti.
Raccomandato.
Pohlmann,
Ulrich, Guglielmo Plüschow (1852-1930). Ein Photograph aus
Mecklenburg
in Italien [1995].
È
qui
pubblicato online, in tedesco solamente, il testo critico che
accompagna
l'omonimo
libro.
Radić, Xavier, Queer reflections on Baron Wilhelm von
Gloeden. A creative reconsideration of pose, gaze and technique,
Lambert Academic publishing, Saarbrücken 2011.
Ottimo
(o meglio, pessimo) esempio della regola: "ti definisci "queer", quindi
ti è consentito dire qualsiasi cosa ti passi in mente spacciandola per
un fatto".
Questo
libriccino esageratamente costoso (sono 61 pagine in-ottavo,
stampa in bianco e nero su carta non patinata; i conti relativi al
prezzo li lascio a chi mi legge) è una tesina di dottorato riproposta
tale
e quale dall'autore, che afferma di avere come credenziale 40 anni di
carriera come fotografo...
Nonostante
le "credenziali", però, egli non sa nulla di nuovo su
Gloeden, e neppure gli interessava
saperlo: a lui interessava infatti scrivere la prima cosa che gli
passava
per la mente guardando alcune foto di Gloeden (poche: qui ci sono più
autoritratti dell'autore nudo che foto di Gloeden). Ed anche questo
poco è filtrato attraverso la
lettura di Roland Barthes, che a sua volta di Gloeden sapeva
pochino.
In
partiolare Radić sembra ossessionato dallo "sguardo" dei modelli.
La
farò breve. Risparmiate i vostri soldi, questo scritto non ha nulla di
nuovo da dire, neppure da una prospettiva queer.
Riggs, Arthur Stanley, Inexhaustible Italy, "National
Geographic", October 1916 (vol. XXX, n. 4), pp. 273-368 del numero speciale:
Italy: the gifted mother
of civilisation.
Reportage
di viaggio sull'Italia del 1916, divisa fra arte rinascimentale e
folclore, con numerose illustrazioni di "tipi italiani" scattate da
Gloeden (che
quindi in questo numero è solo un illustratore).
L'intero testo è
online sul sito del "Biodiversity trust".
Rosenthal, Donald, The photographs of Frederick Rolfe, Baron
Corvo, 1860-1913, Asphodel, North Pomfret 2008.
Questa
monografia (in 250 copie) sulle foto di nudo maschile scattate in
Italia e in Inghilterra dall'eccentrico scrittore inglese Frederick
Rolfe, dedica una sezione (alle pp. 108-123) ad analizzare l'influenza
che ebbero Gloeden e Plüschow sulle
immagini di Rolfe. Costui era
peraltro poco più di un entusiasta dilettante, e in più aveva un
caratteraccio; quindi Rolfe non ebbe nessuna influenza su Gloeden e
Plüschow.
Tuttavia,
Rosenthal svolge un lavoro meticoloso di ricostruzione della rete di
amicizie di Rolfe, che apparteneva anch'egli a quel sottobosco
omosessuale che acquistava le foto dei due più celebri artisti che
vivevano in Italia (uno di loro, sir Franck Brangwin, citato a pagina
109, frequentò a lungo la casa di Kitson a Taormina).
A p. 114 Rosenthal rileva poi che già nell'anno 1883 il pittore
Alma-Tadema possedeva foto di ambientazione "classica" scattate da
Plüschow.
Questa ricostruzione è insomma senz'altro insolita e utile.
Saglimbeni,
Gaetano (1932-2016), I peccati e gli amori di Taormina,
Edizioni P&M Associati,
Messina 1990.
Vedi
il capitolo 3, "Gloeden: vizi privati e pubbliche virtù del
barone fotografo", pp. 29-40.
Testo non di storia ma cronaca rosa,
si basa
fondamentalmente su Nicolosi.
Scheid, Uwe, Il vero nudo. Akstudien
von Guglielmo Plüschow, “Fotogeschichte”, V 1985, heft 18, pp. 9-21.
Articolo pioniere, uscito negli anni in cui ancora si
dubitava, addirittura, che Plüschow fosse mai esistito.
Dopo essere venuto in possesso di una cinquantina di lastre di vetro
negative, anonime e in condizioni precarie, Scheid era riuscito a
stamparne i positivi (una decina dei quali sono qui riprodotti: due
nudi maschili e tutti gli altri nudi femminili), riuscendo infine a
capire che erano tutte opere di Plüschow.
Scheid
presenta in termini generici l'artista, di cui ai tempi non si sapeva
assolutamente nulla, e spiega con quali criteri (confronto fra modelli,
località e oggetti di scena) fosse giunto all'attribuzione (che era
corretta).
L'unico aspetto oggi invecchiato è la convinzione che Plüschow
fotografasse in prevalenza donne, vista la prevalenza schiacciante dei
nudi femminili fra le lastre da lui trovate, ma si tratta di un errore
di poco conto.
Schiff, Gert
(1926-1980), The
sun of Taormina, "Print collector's newsletter", Vol. IX No. 6,
January-February
1979, pp 198-201.
Articolata
recensione
dei due volumi a cura di Jean-Claude Lemagny (1977) e di Charles Leslie
(1977).
Irrimediabilmente
datata a causa della massa enorme di nuovo materiale edito nel
frattempo,
e della migliore conoscenza delle opere di Plüschow e Galdi che nel
1979
erano praticamente ignoti, è però ancora di qualche utilità
per l'analisi dei paralleli iconografici fra le opere di Gloeden,
Plüschow
e Galdi e gli artisti loro contemporanei.
Schrader, Bruno, Die Römische
Campagna, Seemann, Leipzig 1910.
Guida turistica alla Campagna romana. Contiene foto di paesaggi
scattate da Wilhelm von Plüschow alle pp. 1, 106, 164,177, 201, 243 e
244.
Fu l'ultima opera a cui Plüschow contribuì prima dell'espulsione
dall'Italia.
Söderström , Göran
(1934-viv), "Carl von Platen". In: Silverstolpe, Fredrick et all, Sympatiens hemlighetsfulla makt -
Stockholms homosexuella 1860-1960, Stockholmia
förlag, Stoccolma 1999, pp. 332-356.
Saggio in
svedese su un fotografo
d'inizio Novecento, Carl von Platen, arrestato
nel 1903 e internato in manicomio per aver fotografato seminudi i
suoi amanti.
Costui nel
febbraio 1898 avva viaggiato fino a Taormina con uno di loro, il
sedicenne Herbert Lundgren,
e lo aveva fatto posare per Gloeden. Purtroppo Lundgren morì di
tubercolosi durante il viaggio di ritorno, e l'inchiesta di polizia
sulle cause della sua morte svelò il rapporto (illegale in Svezia,
all'epoca) fra Platen e lui, dando inizio all'inchiesta contro Platen.
Il saggio
pubblica alcune foto di tale servizio, almeno una delle quali, la
numero 1412 (piuttosto bruttina), è entrata a far
parte del catalogo commerciale di Gloeden.
Tomasino, Letizia, Era Taormina, Youcanprint,
Lecce 2022. ISBN 979-1221407075.
Letizia
Tomasino è una scrtittrice palermitana, collezionista di fotografia ed
appassionata di Taormina e della sua storia, che ha acquistato la parte
"documentaria" della collezione già di Nino Malambrì, risalente in
parte all'archivio di Wilhelm von Gloeden.
Questo
libro non contiene nessuna foto esplicitamente firmata da Gloeden o
Crupi, contenendo soprattutto foto non firmate dei primi decenni del
Novecento. Grazie alla collaborazione con lo storico taorminese Alfio
Barca, Tomasino è stata però in grado di riconoscere e contestualizzare
il soggetto della gran parte di questi scatti.
Pur non essendo questo un libro direttamente correlato a Gloeden, offre
comunque un importante termine per contestualizzare il mondo in cui
egli visse ed operò.
La qualità
della stampa è adeguata al prezzo dell'opera.
Tomasino, Letizia, Wilhelm von Gloeden. Famiglia e amici,
Youcanprint, Lecce 2023. ISBN 979-1221477818.
In
questo libricino Tomasino ha pubblicato foto private, di famigliari e
amici (non tutti identificati, per ora), di WIlhelm von Gloeden. Il
testo che accompagna le immagini è stato in gran parte ricopiato,
spesso alla lettera, dal presente sito. :-(
Tomasino
ha puntato a un'edizione economica alla portata di tutte le tasche,
riuscendo nell'intento. Purtroppo ciò l'ha costretta a sacrificare un
po' la qualità della stampa, a cui nelle foto più piccole avrebbe
giovato un maggior dettaglio. Tuttavia questo libro si configura come
un utile strumento per la ricerca storica su Gloeden, e vale ampiamente
il prezzo che costa.
Tomasino, Letizia, Palermo nelle foto di Giovanni Crupi,
Youcanprint, Lecce 2023. ISBN 979-1222705958.
Grazie
a un'imponente collezione privata d'immagini, in parte provenienti
dall'archivio già di Nino Malambrì a Taormina, Tomasino è stata in
grado di curare il primo libro mai edito su Giovanni Crupi, l'amico e
collega di Gloeden. L'opera è ben stampata ed offre poco meno di
trecento pagine, ampiamente illustrate, e vale ampiamente il prezzo che
costa.
Le immagini sono accompagnate da testi che illustrano a grandi linee la
storia dei luoghi e dei monumenti ritratti.
Il corpus delle immagini palermitane di Crupi sembrerebbe appartenere,
a quanto si vede nel libro, a un catalogo separato rispetto a quello
generale, dato che duplica con frequenza numeri e scatti già presenti
nel catalogo generale. A giudicare dalla numerazione, si trattava d'un corpus di oltre 1200 scatti!
Premessa al
testo, la biografia di Crupi che avevo scritto per "Wikipink".
Si auspica
che in futuro Tomasino ci possa proporre anche un libro sulle foto
taorminesi di Crupi.
Trede,
Theodor (1833-19..), Volksleben in Süditalien, "Velhagen &
Klasings Monatshefte", XII 1897-98, pp. 449-461.
Saggio
sull'arte di Gloeden, in tedesco, assai prezioso in quanto
pubblica principalmente opere della primissima produzione di Gloeden,
risalente
al periodo del soggiorno in Abruzzo a Francavilla a Mare, e opere
scattate
durante l'apprendistato fotografico con Giuseppe Bruno a Taormina.
Si noti
che le immagini non sono fotografie ma, com'era comune all'epoca per
problemi
tecnici, incisioni fedelmente tratte dalle foto.
Ho
caricato le scansioni dell'intero articolo, ottenute grazie alla
cortesia
di Malcom Gain, su
WikiCommons (fare clic su ogni immagine per ingrandirla).
Triolo, Lorenzo, Il barone e il cameriere, Luoghi
interiori, Città di Castello 2020.
Ancora
un romanzo, questa volta con Pancrazio Buciunì come "io
narrante" della vicenda di Gloeden.
Siamo di
fronte ancora una volta alla scelta della narrativa di finzione per
proporre sì una biografia, ma
con una maggiore "licenza di
sbagliare" rispetto a un saggio. L'autore assembla infatti voci
raccolte dalla memoria (e i pettegolezzi) dei taorminesi (e questo è
comunque atto meritorio, visto che tutto quanto poteva essere usato
per una biografia scientifica è stato sistematicamente fatto sparire
dagli eredi) con informazioni recuperate online, incluso dal presente
sito, e brani frutto della sua fantasia, come egli stesso ammette qua e
là in nota.
Il risultato non è malvagio, sicuramente meno distorto
di quanto non lo fosse il romanzo di Peyrefitte,
che era troppo intento a creare un'apologia per riferirci i documenti
che
discordavano con la sua tesi centrale, anche se poi era letterariamente
superiore
per coerenza ed elegante capacità affabulatoria.
Personalmente non
ho amato la scelta di fare dell'io narrante un
personaggio un po' sempliciotto, che distorce tutti i nomi delle
persone che nomina, e non riesce a parlare un italiano corretto (salvo
negli intermezzi in cui la vena lirica prende la mano a Triolo e lo fa
parlare, ben poco credibilmente, come un professore di filosofia).
Né
ho apprezzato una certa caratterizzazione grassoccia e volgare, che
include anche la sua fissazione sui "genitali grossi" dei modelli di
Gloeden, fissazione che fin qui ho trovato più negli eterosessuali che
denigrano Gloeden che nei gay che lo apprezzano.
Si aggiunga la
preoccupazione di Buciunì/Triolo di insistere - per la
millionesima volta - sul fatto che i ragazzi fotografati da Gloeden non
ebbero mai rapporti sessuali né con lui né con altri turisti, i quali a
dire dell'io narrante avevano rapporti esclusivamente tra di loro.
Allo stesso
Gloeden, dipinto come castissimo, sono attribuiti solo tre
amori in tutta la vita, uno dichiaratamente di fantasia, uno per il
cantante Wüllmer (il costruttore
della "casa bianca", il
cui coinvolgimento nello scandalo Plüschow
nel 1907 Triolo passa peraltro sotto silenzio) ed uno per il pittore
inglese Kitson.
Sappiamo da altre fonti che questa
ricostruzione è completamente falsa,
e sarebbe stato semmai più interessante e produttivo ricostruire il
processo collettivo di rimozione e "costruzione della tradizione" con
cui, dopo la morte di Gloeden, i taorminesi hanno
inventato un'immagine di sé casta e pura, in cui giammai il tarlo
dell'omosessualità aveva intaccato la loro sana virilità. Sì, Gloeden era
purpu,
però faceva sesso solo con altri furasteri, giammai con i
ragazzi che fotografava (ossia, i nostri padri e nonni).
Amen.
Nel
complesso è una lettura gradevole, meno enfatica di
quella di Peyrefitte, utile a introdurre il personaggio per chi non
lo conoscesse, anche se le generose infusioni di dettagli e
aneddoti inventati di sana pianta sconsigliano dall'utilizzare questa
narrazione come fonte storica attendibile. Anche se ammetto
che mi ha dato una serie di utili spunti da verificare.
(Nota
al margine: cosa avrà spinto l'autore a usare la medesima immagine
di copertina del catalogo della mostra taorminese del 2020, con la
medesima viratura verde-bottiglia, ingenerando confusione tra i due
libri?).
Verdicchio, Pasquale (1954-vivente), Looters, photographers, and thieves: aspects of Italian
photographic culture in the nineteenth and twentieth centuries,
Fairleigh
Dickinson University Press, Madison NJ 2011.
Contiene
due saggi su von Gloeden (devo ancora
leggerlo).
W.
von Gloeden's photographische Freilichtstudien, "Die Kunst für
Alle", n. 16, 1900-1901, Mai, pp. 378-383.
Testo
anonimo, in tedesco, ilustrato, riedito anastaticamente nell'antologia
della Janssen verlag, pp. 3-6 (manca la p. 381, che contiene due
foto).
L'articolo
completo è online qui.
(White, Joseph Gleeson, 1851-1896), On
photographing the nude, "The photogram", 1894, p. 55-56, 85-86,
103-104 e 134-137.
Discute del nudo in generale,
ma usa molte foto (anche) di Gloeden per illustrare il pezzo. Fu un tentativo compiuto dal redattore Joseph Gleeson White
(che scrisse il testo, ma non lo firmò), poeta "uraniano" e segretamente omosessuale, d'introdurre
il tema della foto di nudo maschile al suo pubblico.
Tipica della diversa mentalità e sensibilità dell'epoca è la quarta
parte, che istruisce su come fotografare nudi i bambini, giudicati più
"innocenti" e quindi meno "problematici" dei corpi adulti sessualizzati.
L'intero articolo, scansito dalla collezione di Malcom Gain,
è
online e scaricabile su WikiCommons.
Di
quest'opera è stata fatta un'edizione per collezionisti, a tiratura
limitata a 25 copie, edita da Callum James, Portsmouth 2006, 12 pagine.
Rispetto all'originale va segnalato che mancano (incomprensibilmente)
le pagine 103 e 109, e che il testo è stato reimpaginato.
Inoltre sono state aggiunte due pagine d'introduzione di Callum James.
È quindi solo una curiosità da collezionisti, non potendo essere
utilizzata come riedizione
anastatica fedele.
(White, Joseph Gleeson, 1851-1896), The
nude in photography: with some studies taken in the open air, ''The
studio'', June 1893, pp. 104-109.
Articolo
sul nudo fotografico maschile,
illustrato da molte foto di Gloeden (e del "Baron
Corvo"). Anche in questo caso White scrisse il
testo, ma non lo firmò.
L'intero articolo, scansito dalla collezione di Malcom Gain,
è
online e scaricabile su WikiCommons.
Esiste anche una scelta di estratti da questo testo operata
da una rivista americana col titolo: Photographing
the Nude,
"The American amateur photographer", VI 1894, pp. 255-260. La parte che
parla di Gloeden vi è inclusa. Anche questo testo è online e
scaricabile, dal
sito dell'Hathi Trust.
White, Joseph Gleeson, 1851-1896, The nude in photography,
"The photographic times", XXIX 1897, May, n. 5, pp. 209-220.
In
questo saggio, uscito postumo (il che permise di pubblicarlo con la
firma dell'autore), White riprende il tema già trattato nel 1893, in
risposta a obiezioni per lo più d'impronta puritanica.
Alle pp. 215-216
discute a lungo di Gloeden, indicandolo come l'esempio migliore del
fatto che è possibile produrre un nudo fotografico che sia artistico,
classico, di buon gusto e per nulla indecente. Lo critica però (e a
ragione) per la
presenza in alcune immagini (quelle delle origini) di una
sovrabbondanza di dettagli inutili.
Anche qui illustrano il testo
alcune foto di Gloeden e una di Plüschow.
Interessanti per noi anche varie osservazioni sulla mentalità
dell'epoca, che ci rivelano come il nudo femminile scatenasse immediati
allarmi, quello maschile fosse più tollerato se si richiamava alla
consolidata tradizione dell'antica Grecia e Roma, laddove il nudo su
cui nessuno trovava da ridire, in quanto giudicato innocuo, era
quello... dei bambini. Osservazione che ci aiuta a meglio inquadrare
certe foto di bambini nudi scattate da Gloeden, che oggi ci lasciano
esterrefatti.
Il saggio può
essere consultato online sul sito dell'Hathi Trust.
Young,
Peter, Wilhelm Von Gloeden - First great photographer of the male
nude,
da "Gayme", anno 2 fasc. 1.
Questo articolo
è sostanzialmente un riassunto della biografia fornita da Leslie
nella sua monografia su Gloeden.
Anche se l'articolo non contiene nulla di
particolarmente scandaloso,
credo sia doveroso avvisare del fatto che esso apparve su una rivista
dell'associazione pedofila Nambla.
Nota: chi
possedesse dati bibliografici e immagine di copertina di opere su
Gloeden
non incluse in questa lista farà cosa gradita inviandomele.
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[Fare
clic qui per la parte 3 - Giovanni Dall'Orto, Un nuovo von Gloeden].
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[Fare
clic qui per l'indice delle pagine su Gloeden nel presente sito].
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L'autore ringrazia
fin d'ora chi vorrà aiutarlo a trovare immagini e ulteriori dati
su persone, luoghi e fatti descritti in questa scheda biografica, e chi
gli segnalerà
eventuali errori
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