Da: Storie fiorentine
[1527-1555] [1]..
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271/ Fu allora [2] fatto prigione Giovanni Bandini
e Pandolfo Pucci per cagione del vizio contra natura,
al quale essi
sfacciatamente davano opera, sprezzate /p.
272/ quelle nuove leggi [3]; a Pandolfo dopo pochi giorni fu
perdonato per mezzo di Ruberto
suo padre, che essendo stato nuovamente creato Cardinale da Papa Paolo,
con gran preghi richiese il Duca di quella grazia. |
Furono allora [2] incarcerati <Alessandro> Giovanni
Bandini e Pandolfo Pucci come rei di vizio contro natura,
al quale costoro si dedicavano sfacciatamente, non tenendo conto delle
nuove leggi [3]; dopo pochi giorni Pandolfo fu perdonato grazie a
Roberto, suo padre, che essendo appena nominato
cardinale da papa Paolo III, chiese con grandi preghiere questa grazia al
duca. |
Non accadde
il medesimo già a Giovanni, benché egli già sotto le mura di Firenze in
favore della parte de' Medici combattendo, avesse riportato quel
grand'onore, e che da poi servendo sempre il Duca Alessandro fosse
stato sei anni per lui e pel Duca Cosimo Ambasciadore appresso di
Cesare; |
Non
ebbe la stessa sorte Giovanni, nonostante costui si fosse fatto grande
onore combattendo a favore dei Medici sotto le mura di Firenze, e che
da allora, sempre servendo il duca Alessandro, fosse stato per sei anni
ambasciatore presso l'imperatore di Germania orima per lui e poi per il duca
Cosimo. |
Né
si credette,
che l'ostinazione del Duca in una pena sì lunga, dove già
quindici anni è stato in fondi di torre ed in carcere, avesse
fondamento
in questo solo vizio; ma molto più nelle superbe e nelle contumaci
parole usate da Giovanni più volte contro di Madama Leonora Duchessa,
per le quali avvilita la stirpe sua, aveva mostrato di non apprezzarla,
e biasimato il Duca, che non teneva troppo conto.[4]. |
Ma
non si ritenne che l'ostinazione del duca con una pena tanto lunga
(dato che è stato già quindici anni in torrioni e carceri) avesse
fondamento in questo solo vizio quanto piuttosto nelle parole, superbe
e ingiuriose, che Giovanni aveva usato molte volte contro la duchessa, Madama Leonora.
Avendo con queste parole svilito la sua stirpe, aveva mostrato di non
apprezzarla e di aver biasimato il duca perché non teneva troppo conto
della cosa.[4].
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L'una
e l'altra cosa stimo
fosse cagione di quella punizione, perché nel vero il Signor Duca
stimava assai l'onestà e molto più l'obbedienza da' suoi;
per lo che non vi andò molto, che a Giovanfrancesco Lottini
da Volterra [5] giovane di grande spirito
suo Segretario dette licenza, con
avergli fatto intendere, che voleva che i suoi più familiari servitori
vivessero con temperanza e con buoni costumi.
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Credo
che la ragione di quella sua punizione sia stata una combinazione delle
due cose, perché il signor duca nei suoi dipendenti apprezzava molto la
moralità e ancora più l'obbedienza, tant'è che poco dopo licenziò Giovanfrancesco Lottini da Volterra [5],
giovane di grande ingegno, suo segretario, dopo avergli fatto sapere
che voleva che i suoi servitori più fidati vivessero con temperanza e
seguendo la morale.
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Queste
particolari azioni
del Duca non ho voluto lasciare, che appartengono alle sue lodi, come
né
ancora lascerò ne' luoghi opportuni, per dir la verità della
Storia, quelle che gli apporteranno biasimo. |
Allo scopo
di scrivere una storia fedele alla verità non ho voluto tralasciare
queste azioni del duca, che vanno a sua lode, come non tralascerò
successivamente, al momento opportuno, quelle che andranno a suo
biasimo.
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L'autore
ringrazia fin d'ora
chi vorrà aiutarlo a trovare immagini e ulteriori dati su persone,
luoghi e fatti descritti in questa pagina, e chi gli segnalerà
eventuali errori in essa contenuti.Eventuale dida
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Note
[1]
Il testo da: Bernardo Segni, Storie fiorentine, Società
tipografica
de' classici italiani, Milano 1805, vol. 2, pp. 271-272. Online
su Google books. Sempre su Google books si trova anche l'edizione Barbera, Firenze 1857.
La parafrasi in italiano moderno è mia.
[2] Nel 1541.
[3] Quelle contro la bestemmia e la sodomia emanate nel 1542 da Cosimo de' Medici.
[4] Roberto Cantagalli, sul Dizionario biografico degli italiani,
sottolinea invece che la ragione dell'ostilità di Cosimo I contro
Bandini - che non sarebbe mai più uscito dal carcere e vi sarebbe morto
(nel 1568) dopo 25 anni di reclusione - fu che lo considerava
personaggio capacissimo di tradirlo a favore dell'imperatore Carlo V e
degli spagnoli.
Il fatto che Segni parli di "già quindici anni" data questo brano al 1555.
[5] Segni qui tace sul fatto che anche Lottini fu preso di mira per via delle sue preferenze omosessuali.
Del Lottini ho già detto, commentando la lettera di Giovan Battista Busini del 1549 che parla di lui.
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